2016-08-16 12:00:00

Filippine, i vescovi a Duterte: fermare omicidi extragiudiziali


Nelle Filippine il presidente Rodrigo Duterte ha rimosso 150 tra politici, magistrati e militari per presunti legami con i narcotrafficanti. La lotta alla droga è una della priorità del nuovo presidente, ma i suoi metodi sono spietati. Nelle ultime settimane sono state uccise dalla polizia più di 300 persone solo perché sospettate di spacciare. La Chiesa filippina ha lanciato una campagna di protesta contro quelli che sono veri e propri omicidi compiuti dalle forze dell'ordine al di fuori di ogni legge e con l'appoggio delle massime autorità dello Stato. Michele Raviart ne ha parlato con padre Sebastiano D’Ambra, missionario nell’isola di Mindanao:

R. – Il presidente Duterte, che è stato eletto da poco, vuole estirpare questa piaga della droga che c‘è nelle Filippine. In effetti, è un grosso problema. Lo stile che usa è forte: in qualche modo sta facendo pulizia e molti, per paura, si sono già arresi. Finora, lui sta mantenendo una linea dura. Credo che da quando è iniziato, solo due mesi fa, le persone uccise siano tra 300 e 500, quindi una cosa molto grave. Infatti c’è un movimento della Chiesa cattolica contro questo che fa appello al comandamento di non uccidere.

D. – Abbiamo detto che molta gente si sta costituendo, ma è anche vero che ci sono persone che sono uccise solo perché sospettate di spacciare. Come avvengono questi omicidi? Come vengono legittimati?

R. – La polizia usa una strategia, dice: se voi reagite, noi uccidiamo. Però, qualche volta creano la situazione e così la polizia dice: “Lui ha reagito e noi abbiamo sparato”. Però, questa è una finzione perché alla fine sappiamo che quello è il metodo. Ci sono diverse voci: per esempio, una senatrice sta facendo molto contro questo atteggiamento del presidente.

D. – La Chiesa si è detta contraria a questi che sono considerati dei veri e propri omicidi extragiudiziali con una campagna…

R. – Sì, la Conferenza episcopale si sta manifestando contro questa realtà con questa sua campagna. Però, a mio avviso, nelle prossime settimane qualcosa cambierà, speriamo in bene. Cioè, da una parte speriamo che il pugno forte contro la droga continui ma secondo i criteri della giustizia. La violenza chiama violenza, ci sono metodi diversi per riportare l'ordine. Questo è più veloce, ma a lungo andare avrà gravi conseguenze, a mio avviso.

D. – Gran parte della popolazione sostiene Duterte che, ricordiamo, ha affermato anche che per lui i diritti umani non sono importanti…

R. – Il sostegno a Duterte era arrivato al 91%, quindi piuttosto alto. Però, leggevo in questi giorni che già comincia a perdere quota, perché la gente prende coscienza di questa realtà. E poi, il presidente deve affrontare altri problemi: adesso sta facendo dei passi per vedere come dare una risposta a questi gruppi ribelli. Vorrebbe introdurre il federalismo che è un’idea buona, ma non sappiamo come venga implementato. Vuol cambiare la Costituzione, ma vedremo come e quando… Quindi, ci sono tante cose che bollono in pentola. Certamente, quella più vistosa è questa campagna contro la droga, con le uccisioni che ci sono quasi tutti i giorni.








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