2016-08-17 13:49:00

Migranti, Caritas di Como: "Allarme per minori non accompagnati"


A Como, da un mese, 500 migranti sono accampati nei giardini vicini alla stazione. Il governo ha inviato unità abitative e oggi pomeriggio un incontro tra il sindaco e il prefetto ha permesso di individuarne la collocazione in un’area di 2500 metri quadri nella zona di San Rocco. L’apertura del centro di accoglienza è prevista per metà settembre e accoglierà 300 persone. Eugenio Murrali ha intervistato Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como, che ha fatto fronte all’emergenza in queste settimane:

R. – Ci siamo accorti subito che era una situazione non sostenibile in stazione, per cui abbiamo immediatamente richiesto la possibilità di un campo con dei container per poter ospitare queste persone. Speriamo che questo si riesca a concretizzare, perché c’è una burocrazia grossissima, non tanto sui container, che sono stati trovati, quanto sul sito dove posizionarli. Ci sono stati dei veti incrociati rispetto ad alcuni siti. Spero che oggi questo si possa risolvere, altrimenti non abbiamo più tempo, perché si avvicina la fine di agosto e se il tempo qui cambia è un disastro.

D. - Qual è la situazione? Quali sono le emergenze?

R. - La situazione è ancora abbastanza tranquilla. Credo per poco però, perché essendo liberi in uno spazio, c’è gente che vuol bene loro, altri meno. Non vorrei arrivare alle manifestazioni di Ventimiglia. Per quello che è il carattere sanitario, igiene personale, mangiare e vestiario la situazione è abbastanza sotto controllo. Siamo riusciti a far partire questa mensa che fornisce più di 500 pasti al giorno e tutte le mattine diamo loro la colazione. Il Collegio Gaio, che è una scuola cattolica, ci ha messo a disposizione le docce della loro palestra, per cui tutti i giorni diamo la possibilità a più di 200 persone di farsi una doccia, di cambiare biancheria e abiti. La situazione sanitaria è altrettanto sotto controllo proprio perché c’è un presidio fisso della Croce Rossa. Inoltre, in questo momento, sta partendo, in modo organizzato, una mediazione culturale, che è la cosa più importante, perché bisogna riuscire a far capire a queste persone dove sono e quali sono le opportunità per loro per un futuro in Europa: tante volte esse non corrispondono a fuggire dall’Italia e cercare a tutti i costi di arrivare nei Paesi del Nord Europa.

D. - Quindi il volontariato ha un ruolo chiave in questo momento?

R. - In questo momento il volontariato ha un ruolo chiave e posso dire una cosa bella per la nostra città: c’è stata una risposta altissima delle persone. Tutti i giorni, 500 persone girano proprio nei vari servizi. Questo ti fa dire però che se non ci fosse stato il volontariato, che comunque è parte integrante della nostra società, le cose sarebbero state più difficili. 

D. - È percorribile secondo lei la strada di un accordo con la Svizzera?

R. - La Svizzera non fa altro che quello che fanno altri Stati europei in questo momento. Non è che ha chiuso completamente le porte, ma dà dei contingenti giornalieri dai 50 ai 100: oltre non passano. Le persone arrivano a Como anche per questo, perché sanno che, comunque, qualcuno riesce a passare e riesce ad avere poi possibilità di asilo là oppure un passaggio verso la Germania. Comunque io credo che sia un problema europeo da rivedere in modo ampio, non vivendolo come un’emergenza, ma come, oramai, un fatto strutturale di cui dobbiamo tener conto.

D. - La Commissione Europea dice di monitorare la situazione. Cosa sta facendo?

R. - Io credo molto poco, perché si fa molto in fretta a monitorare sulle carte. Per monitorare seriamente bisognerebbe avere in mano la realtà concreta e forse non ce l’hanno fino in fondo. Sono molto sincero su questo: forse non ce l’hanno fino in fondo. Dovrebbero invece davvero fidarsi di più delle persone, delle associazioni che quotidianamente si spendono per questa umanità affaticata.

D. - C’è poi la questione dei minori non accompagnati …

R. - Questo è un problema gravissimo. Qui il 30, 35 percento è composto da minori non accompagnati. Ci sono ragazzini di 12 anni … con tutti i problemi che questo comporta. Questi ragazzi sono un po’ allo sbando perché, in teoria, il Comune - e in questo caso il Comune di Como - dovrebbe farsene carico. Però, si capisce che nel giro di due settimane farsi carico di 500 ragazzi, che poi non vogliono neanche stare nelle strutture dove al limite potrebbero essere collocati, diventa una cosa impossibile. Credo che in questo momento sia un problema irrisolvibile. Noi mettiamo dei pannicelli caldi su questi ragazzi. Loro vengono respinti alla dogana, io li porto in una parrocchia dove vengono rifocillati, dove hanno la possibilità di una doccia e poi loro scappano di nuovo, tornano alla stazione e ritentano la strada. Qualcuno riesce a passare, qualcuno tenta un’altra strada, altri tentano magari per due, tre, quattro volte e vengono sempre rimandati indietro. È un problema grosso, anche perché, poi, alla stazione adesso sta girando un po’ di gente, per cui io credo che siano merce a buon prezzo per il discorso della prostituzione, piccoli spacci e azioni non molto corrette. Con le possibilità che abbiamo oggi, però, noi possiamo solo monitorare, fare in modo che non delinquano in modo grosso insomma.








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