2016-08-20 14:46:00

Vescovi del Madagascar: classe dirigente è inadeguata


"Dateci dei pastori degni di fiducia!”. È un duro atto di accusa quello lanciato dai vescovi malgasci in un messaggio diffuso in occasione del 56° anniversario dell’indipendenza del Paese. Nel documento, diffuso al termine di una riunione straordinaria della Conferenza episcopale del Madagascar (CEM) ad Antananarivo, i presuli denunciano l’inadeguatezza della classe dirigente locale di fronte ai gravi problemi dell’isola che, dopo il drammatico colpo di Stato del 2009, fatica ancora a trovare una nuova stabilità politica e istituzionale, restando ai margini della recente crescita economica dell’Africa orientale.

Qualche segno di speranza
“Come il profeta Ezechiele - si legge nel testo citato dall’agenzia Cathnews - abbiamo pietà per il nostro popolo che sembra un ‘gregge senza pastore’ a causa del succedersi fino ad oggi di regimi che non hanno saputo trarre lezioni dagli errori del passato e che sono la causa delle nostri mali”. Per i vescovi, tuttavia, non è persa ogni speranza, perché – affermano – negli ultimi tre anni il Madagascar ha saputo riscoprire “la sua saggezza: la tolleranza, la solidarietà e il fihavanana (termine malgascio con il quale si indica il valore dell’amicizia, ndr ) e ha riconquistato la fiducia della comunità internazionale”.

Una classe dirigente inadeguata per risolvere i problemi di un Paese malato
Resta comunque la dura constatazione di un Paese “malato” governato da un regime inefficiente e da una classe dirigente “che resta con le mani in mano”, in cui promesse ingannevoli mescolate a bugie hanno aperto la porta alla violenza, mentre “la vita e la dignità umana non sono più rispettate, i poveri non sono protetti, e i giovani sono abbandonati all’anarchia”.

La Chiesa minacciata
A ciò si aggiunge la confusione spirituale alimentata da chi incita i credenti alla divisione e usa la religione a scopi politici. In questo contesto, a preoccupare l’episcopato è anche l’accresciuta insicurezza della Chiesa. Nel Paese, infatti, si moltiplicano, nell’indifferenza generale, le aggressioni e le minacce contro il personale religioso, insieme ai furti e agli atti di vandalismo contro le proprietà ecclesiastiche. Inoltre l’opera della Chiesa è resa sempre più difficoltosa da ostacoli burocratici per la concessione dei visti ai missionari stranieri e delle autorizzazioni per la costruzione di nuovi luoghi di culto.

I mali del Paese: insicurezza, corruzione e assenza di uno stato di diritto
Il messaggio si sofferma quindi sulla perdurante crisi politica ed economica del Paese. In particolare, i vescovi denunciano l’inefficienza degli organi preposti al controllo della legalità; la povertà dilagante; lo sfruttamento indiscriminato delle risorse nazionali ai quali si accompagnano l’insicurezza, la corruzione diffusa, l’assenza di un vero stato di diritto.

L’invito a non arrendersi e a restare solidali
Secondo i vescovi malgasci, non spetta alla Chiesa proporre un modello di organizzazione politica e di governo del Paese: “La sua missione è di insegnare, sensibilizzare le persone a perseguire sempre il bene comune con spirito di servizio”. In questo senso, essi propongono tre soluzioni per uscire dalla crisi: ricordare che il potere è al servizio della Nazione: ristabilire una collaborazione seria tra lo Stato e le Chiese per fare regnare la giustizia; educare i cittadini a valori fondamentali come l’onestà, la dedizione, la carità, la dignità umana e la preoccupazione per l’interesse generale. Per riportare il Paese verso una sana alternanza democratica - aggiungono - occorre inoltre garantire il rispetto della legge e istituire organismi di controllo indipendenti. Il messaggio conclude quindi con l’invito a tutti i cittadini malgasci “a non arrendersi, ma a restare solidali”, senza farsi manipolare da chi vuole creare tensioni per conquistare il potere. (A cura di Lisa Zengarini)








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