Le istituzioni pakistane hanno deciso di esaminare la questione dell'uso improprio della legge sulla blasfemia. La Commissione per i diritti umani del Senato del Pakistan – riferisce l’agenzia Fides - ha annunciato, infatti, una serie di incontri per discutere la questione con esperti legali, studiosi di religione e di altri organi competenti, come il Consiglio dell'ideologia islamica.
Uno sviluppo incoraggiante per i cristiani
“È uno sviluppo incoraggiante per i cristiani pakistani
- commenta Alexander Aftab Mughal, attivista cristiano impegnato per la difesa delle
minoranze religiose in Pakistan - Le organizzazioni che tutelano i diritti delle minoranze
religiose hanno chiesto da tempo al governo di fermare l'uso improprio della legge
di blasfemia”. Scopo della riunione, ha specificato la Commissione del Senato, non
è stato quello di chiedere modifiche alla legge, bensì di garantirne l'equa attuazione,
poiché nell'80% dei casi di imputati per blasfemia, risulta esserci un uso improprio
di questa legge, che finisce per colpire persone innocenti.
Presentata la proposta di possibili emendamenti
Intanto, la Commissione nazionale per i diritti umani,
organismo governativo, ha presentato una relazione su possibili emendamenti alla legge.
Tra le modifiche proposte, vi è quella affidare le indagini sui casi di blasfemia
esclusivamente ad un Sovrintendente di polizia, e non a semplici agenti. Inoltre,
si pensa di escludere i Tribunali di primo grado, facilmente influenzabili dai gruppi
fondamentalisti islamici, dal compito di giudicare i casi di blasfemia e di affidarli
a giudici ad hoc. Un altro provvedimento suggerito è la punizione severa per chi formula
false accuse. Infine, si raccomanda che la legge rispetti e tenga conto di una persona
che si scusa, nega l'accusa o esprime un sincero pentimento.
Suggerite consultazioni con studiosi di religione
La maggior parte dei membri della Commissione per
i diritti umani del Senato pakistano ha sostenuto la proposta di rivedere l'uso improprio
della legge. È stato anche proposta una serie di consultazioni da avviare con studiosi
di religione, così come di esaminare il funzionamento della legge sulla blasfemia
in altri Paesi islamici.
Il caso di Asia Bibi
Da ricordare che in Pakistan, il reato di blasfemia
è citato nell'articolo 295c del Codice penale e contempla la condanna a morte. Inoltre,
l'accusatore non ha l'onere di provare ciò che dice. La legge è stata introdotta dal
presidente Muhammad Zia-ul-Haq, in carica dal 1977 al 1988, ed è entrata in vigore
nel 1986. Emblematico, in questo contesto, il caso di Asia Bibi: cattolica, condannata
a morte nel 2010, la donna è in carcere proprio per effetto della legge sulla blasfemia.
(I.P.)
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