2016-08-21 09:49:00

Sinodo valdese. Bernardini: una nuova stagione con i cattolici


Sarà un culto solenne ad aprire questa domenica, e fino al 26 agosto, nel tempio di Torre Pellice il Sinodo annuale delle Chiese metodiste e valdesi. Un appuntamento di grande rilievo per la Chiesa protestante, nel corso del quale si tratteranno argomenti specifici per una Chiesa cristiana: dal 500.mo anniversario della Riforma protestante al cammino ecumenico, ma anche temi all’attenzione dell’opinione pubblica, come le migrazioni e i “corridoi umanitari” promossi dalla Tavola Valdese, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio, che hanno condotto in salvo in Italia circa 300 profughi, in larga parte siriani. Francesca Sabatinelli ha intervistato il moderatore della Tavola Valdese, il pastore Eugenio Bernardini:

R. – Noi abbiamo sempre detto che la nostra attenzione per i profughi è un’attenzione che deriva dalla nostra scelta di essere discepoli di Gesù Cristo. Una scelta religiosa, cristiana, perché aiutare il prossimo più vulnerabile e bisognoso non è un optional per i cristiani: è un dovere. E quindi siamo impegnati, a volte anche in modo ecumenico, importante in questo campo: come a Lampedusa con il vescovo, la parrocchia, la Caritas, così come a Ventimiglia, dove abbiamo una collaborazione importante per assistere le persone che sono lì, sul confine. Ma certamente, il progetto dei corridoi umanitari è stato un passo in più. Lo abbiamo elaborato insieme alla Comunità di Sant’Egidio e la nostra intenzione era quella di dare un segnale, perché ogni tanto le Chiese hanno anche il dovere di indicare vie diverse da quelle che normalmente vengono percorse dalla società. Quindi, noi abbiamo la consapevolezza di dare un piccolo contributo, una goccia nel mare, però abbiamo potuto notare che questa nostra azione ha colpito anche molti interlocutori politici e poi anche Papa Francesco, che l’ha molto appoggiato.

D. – Quanto entrerà nel vostro dibattito la questione fondamentale del dialogo tra le religioni, del dialogo interreligioso e delle relazioni tra religioni, in un momento particolare, difficile di così grave violenza e di paura per il terrorismo?

R. – E’ da anni che noi ricordiamo che ormai l’Europa, quindi anche l’Italia, si sta trasformando radicalmente e che dobbiamo concepirci come società – ma anche come Chiese, quindi come missione della nostra Chiesa – come una realtà europea plurale, multiculturale e multireligiosa. Naturalmente, il terrorismo è un fenomeno che non c’entra niente con questa realtà, è un fenomeno a parte. Noi condividiamo l’idea che non si tratti di una guerra di religione, però l’utilizzo strumentale di questioni e tematiche, riferimenti religiosi non può che impegnare ancora di più le religioni perché insieme non soltanto dialoghino e promuovano la reciproca convivenza e il riconoscimento, ma perché denuncino che si tratta appunto di un uso strumentale. Noi abbiamo già contrastato nel passato questi usi strumentali all’interno del campo cristiano: pensiamo che oggi si tratti di svolgere un impegno di questo tipo, senza cadere nella trappola di chi vorrebbe che ci comportassimo come se fossimo in guerra. Si tratta di lavorare di più sul dialogo, sull’integrazione, sul riconoscimento reciproco. Questa è la battaglia che dobbiamo condurre per isolare le tendenze isolazioniste ed estremiste e, ovviamente, quelle del terrorismo.

D. – Al Sinodo si farà il punto sul dialogo con la Chiesa cattolica. Ci saranno degli emissari della Conferenza episcopale italiana (mons. Ambrogio Spreafico e don Cristiano Bettega - ndr) e ricordiamo che lo scorso marzo (5 marzo 2016 - ndr) una delegazione delle Chiese metodiste e valdesi è stata ricevuta in Vaticano, per la prima volta nella storia, in udienza da Papa Francesco. Qual è, dunque, il punto?

R. – Il punto è che è confermato che ci troviamo in una nuova stagione di apertura, di maggiore fiducia e anche di iniziative di dialogo che negli anni passati si erano un po’ fermate. Abbiamo in programma un Convegno nazionale con la Conferenza episcopale, a Trento, in novembre, sul protestantesimo. A livello di varie diocesi ci sono attività che riprendono o che iniziano in modo nuovo. A Palermo abbiamo avuto la visita del vescovo della città nella Chiesa valdese durante un culto domenicale, nella provincia di Torino abbiamo ripreso un vecchio dossier che riguarda la possibilità di avere una liturgia ecumenica di Battesimo per i figli che nascono nelle famiglie in cui un genitore è cattolico e l’altro è valdese. Stiamo anche pensando a come coinvolgere la Chiesa cattolica nelle nostre celebrazioni per i 500 anni della Riforma che cade l’anno prossimo, nel 2017… Insomma, è la conferma che quello che è accaduto negli scorsi mesi con la visita del Papa nella nostra chiesa a Torino, nel giugno dell’anno scorso, e poi con l’invito che abbiamo ricevuto di andare in Vaticano in marzo, non sono soltanto degli episodi ma c’è la volontà di riprendere un dialogo pensando proprio alla situazione che dicevamo prima: un mondo che cambia e che ha bisogno della presenza e dell’unità dei discepoli di Gesù Cristo che oggi si trovano ancora in istituzioni ecclesiastiche separate ma, speriamo, non divise sulle cose essenziali.

 








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