2016-08-22 13:29:00

Meeting Cl, una mostra racconta il dramma dei migranti


Una mostra sui migranti non per fare sociologia ma per guadare direttamente i visi di chi si imbarca nel dramma di uno spostamento senza garanzie e dallo sguardo a questi volti sentirsi coinvolti e interrogati. Sono alcune delle intenzioni di fondo con le quali, al Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini, è stata allestita l’esposizione dal titolo "Migranti, la sfida dell'incontro”. L’inviato al Meeting, Luca Collodi, ne parla con il curatore, Giorgio Paolucci:

R. – Sì, non avevamo la pretesa di offrire ricette e soluzioni di fronte a un problema davanti al quale le cancellerie internazionali, i governi, i partiti, l’opinione pubblica, gli esperti sono divisi. Avevamo solo una pretesa: quella di offrire uno sguardo e una posizione umana che è quella che ci indica Papa Francesco quando dice che dietro al problema dei migranti, al problema dell’immigrazione, ci sono anzitutto nomi, volti, storie. Quindi, prima che numeri ci sono persone da guardare in faccia. Se incominciamo da questo sguardo, è possibile costruire delle soluzioni.

D. – La mostra propone storie umane dei migranti…

R. – Sì, propone storie umane proprio perché è a partire dalla conoscenza di queste storie e non da un giudizio generico, sociologico, politico o statistico che è possibile immaginare e incominciare a costruire delle soluzioni: a partire da questa dinamica dell’incontro che Papa Francesco continua a proporci. E sono le esperienze e le storie che attraverso i video, i pannelli, attraverso le persone che abbiamo invitato anche in questa mostra, vengono offerte ai visitatori.

D. – Entrando nella mostra, il visitatore diventa un migrante…

R. – Sì. Proponiamo quello che abbiamo chiamato un percorso di immedesimazione, cioè vogliamo immedesimarci e capire perché scappano, da dove vengono, cosa cercano e che cosa siamo in grado noi, realisticamente, di offrire a queste persone.

D. – La mostra riprende il messaggio del Papa al Meeting?

R. – Sì, lo riprende in molti spunti. Anche se l’abbiamo costruita prima, abbiamo visto che il messaggio che Papa Francesco ha mandato al Meeting è molto sintonico con le cose che avevamo immaginato, perché dice appunto che abbiamo bisogno dell’altro per capire di più chi siamo noi. La vera identità non è qualcosa di chiuso, di autoreferenziale, di statico, ma è qualcosa che si costruisce nell’incontro con l’altro. Scoprendo l’altro io sono indotto a scoprire di più chi sono io.

D. – La mostra sui migranti del Meeting manda anche un messaggio politico all’Europa…

R. – L’Europa, in questo momento, sta andando in ordine sparso: ogni Stato sta facendo una politica diversa rispetto al problema dell’immigrazione. C’è chi ha sospeso il Trattato di Schengen, c’è chi ha chiuso le frontiere, c’è chi ha alzato muri, c’è chi invece si dimostra più accogliente, come il nostro Paese o come la Grecia. Sta fallendo, però, un meccanismo di solidarietà e perché sta fallendo? Perché l’Unione Europea sta dimenticando i fondamenti da cui è nata, che sono grandi ideali di solidarietà, di accoglienza e di libertà e che sono i motivi per cui tanta gente aspira a vivere tra noi: perché non trova questi ideali realizzati nel suo Paese.








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