2016-08-23 20:17:00

Colombia Gender. Chiesa: Ai genitori diritto di educare figli


In Colombia, dopo lo stop del governo al progetto di revisione dei libri scolastici contenente la promozione e l’implementazione dell’ideologia gender, è grande la soddisfazione tra i tanti genitori che hanno preso parte alle imponenti manifestazioni delle scorse settimane. "Le famiglie hanno difeso con forza i propri bambini, ma le manifestazioni non erano contro nessuno". Così il presidente della Conferenza Episcopale della Colombia, monsignor Luis Augusto Castro Quiroga. Alvaro Vargas Martino lo ha intervistato:

R. – Veramente è stato interessante come tutta la gente sia uscita per protestare – diciamo così – per delle misure che voleva prendere il ministero dell’Istruzione. E mi pare che ci siano due cose da dire, a tal proposito. Da una parte, è stato importante quell’evento, quell’uscita nelle piazze; dall’altra parte, mi pare che l’interpretazione data dalla stampa non sia stata corretta, perché non era una protesta contro qualcuno, contro la gente o contro le coppie omosessuali; era soltanto una protesta perché i bambini non fossero istruiti sulla base di questa ideologia di genere e perché l’educazione sessuale dei bambini fosse riconosciuta come un compito dei genitori, non della scuola. Nessun genitore con buon senso accetterebbe che una qualunque persona estranea venisse a indottrinare i bambini sull’aspetto sessuale. Quindi, non è stato contro le coppie omosessuali, neanche contro l’ideologia di genere, ma sì, è stata una protesta forte per proteggere i propri bambini. Ogni genitore sa che tocca a lui orientare sessualmente i suoi bambini, i suoi figli: non è un compito di persone estranee alla casa. Quindi questa manifestazione è stata male interpretata nel senso che i mezzi di comunicazione hanno detto che è stata una lotta della Chiesa e delle Chiese – perché non eravamo soltanto noi – contro le coppie dello stesso sesso. Non era quello. Inoltre penso che quando la Corte costituzionale dice che nella scuola occorre insegnare la giustizia e la tolleranza, dica una cosa buona, molto giusta. Ed è quello che bisogna fare. Una cosa è insegnare il rispetto, la tolleranza, la comprensione degli altri, e un’altra – molto diversa! – è mettere nella testa dei bambini ciò che il ministero voleva far insegnare ai bambini. Quindi, direi che è stato un momento positivo con quel malinteso: non c’era nessuna intenzione di andare contro qualcuno, ma di difendere i propri bambini.

D. – C’è stata una risposta del governo di fronte a queste massicce manifestazioni del popolo colombiano?

R. – Sì, certo. Il governo pubblicamente ha detto: “In nessun modo l’ideologia di genere entrerà nella scuola e non sarà insegnata ai bambini”, e penso che con quell’affermazione le cose sono tornate alla calma. Mi pare che il governo abbia avuto buon senso. Lo stesso governo ha chiamato alcuni rappresentanti della Chiesa insieme con la ministra, per spiegare questa decisione per cui le acque si sono calmate nuovamente. Però, resta il fatto che è importante imparare a vivere con la diversità, imparare a vivere con chi vive diversamente, con chi ha una cultura diversa, imparare realmente ad avere una relazione positiva, avere un accoglienza vicendevole e tutto quello che poggia sulla parola interculturalità, che è qualcosa che ancora dobbiamo vivere di più qui, nei nostri Paesi.








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