2016-08-23 13:12:00

Giornata contro le schiavitù, 20-30 milioni le vittime oggi


La Giornata internazionale per la Commemorazione della Tratta degli schiavi e della sua abolizione, voluta dall’Assemblea generale dell’Onu, che si celebra il 23 agosto, ha l’obiettivo di imprimere nella memoria di tutti i popoli il ricordo della tragedia del commercio degli schiavi e ricorda la rivolta avvenuta sull’Isola di Santo Domingo la notte tra il 22 e il 23 agosto 1791. Guidata da Toussaint Louvertoure, primo generale maggiore di colore, la sommossa del 23 agosto diede infatti il via alla ribellione che avrebbe portato all’abolizione della tratta transatlantica degli schiavi. Michele Ungolo ne ha parlato con Giuseppe Marcocci, professore associato di Storia moderna all'Università degli Studi della Tuscia:

R. – La Giornata dell’Unesco, fondata nel 1997, nasce proprio dalla riflessione sull’opportunità di collegare una serie di denunce legate al presente, a situazioni tutt’oggi vigenti di tratta degli schiavi, di riduzione in schiavitù nel mondo. Si calcolano fra i 20 e i 30 milioni di esseri umani che ancora oggi vivono in condizione di schiavitù con una vicenda che ha segnato la storia dei secoli dell’età moderna, in particolare in Occidente e nel mondo atlantico, una storia che ha inizio alla metà del ‘400. Le esplorazioni lungo le coste africane portano anzitutto i portoghesi ad accedere ad aree a sud dell’odierno Senegal, dove ci sono le prime catture, e poi si entra in contatto con i mercati locali di schiavi, la gran parte gestiti dai mercanti carovanieri del Sahara, che portavano schiavi dalle regioni interne dell’Africa. Da lì si avvia, soprattutto nel secolo successivo, dalla metà del ‘500 in poi, una tratta atlantica che attraversa l’oceano insieme ai conquistatori, ai coloni iberici, perché gli schiavi africani diventano una forza lavoro, le braccia della coltivazione delle piantagioni del Nuovo Mondo, dopo che inizialmente c’era stata una prima riduzione in schiavitù delle popolazioni locali, degli indios. Questa campagna sfocerà poi all’inizio dell’’800 nei primi faticosi, complessi, controversi provvedimenti di abolizione prima della tratta, quindi prima del commercio vero e proprio attraverso l’Atlantico e poi della vera e propria schiavitù.

D. – Lo sfruttamento dell’uomo avveniva soprattutto per quella che era la forza lavoro. Ma quando e perché nacque il commercio che vide coinvolti donne e bambini?

R. – La tratta degli schiavi è antica quanto la storia dell’umanità e dai secoli dell’età moderna sappiamo la dimensione planetaria della tratta degli schiavi, non soltanto gestita da iberici e occidentali. Le donne e i bambini non fanno parte dall’inizio della tratta, che inizialmente è un fenomeno che riguarda gli uomini, gli uomini in forze. Le donne e i bambini inizieranno a far parte, comunque in numero ridotto, della tratta quando questa esploderà, quando la domanda di forza lavoro dai Paesi della regione dell’Africa occidentale crescerà esponenzialmente nel corso del ‘700. A quel punto, l’offerta non sarà più sufficiente e si inizierà a ricorrere anche ai bambini, si inizierà a ricorrere anche alle donne.

D. – Quali sono le forme di schiavitù presenti oggi e come si differenziano dal passato?

R. – C’è da dire che la schiavitù ha dei tratti di lunga durata. Alcune delle forme tutt’oggi vigenti ci rinviano alla storia immemoriale di questa pratica. Penso in particolare alla schiavitù per debito. C’è anche una schiavitù legata ai prigionieri di guerra, che oggi ha assunto la variante particolarmente spregevole della schiavitù sessuale, cui assistiamo purtroppo con una certa frequenza oggi nel mondo del Medio Oriente. Tuttavia, ci sono anche delle caratteristiche che sono proprie del nostro tempo, in particolare il lavoro minorile in condizioni spesso di vera e propria privazione assoluta di libertà. La vendita di manodopera dei bambini è spesso un fenomeno presente soprattutto oggi nel mondo dell’Asia meridionale e dell’Asia sudorientale. La grande differenza rispetto alle società di antico regime, ai modelli di società schiavile che hanno conosciuto la loro interruzione durante l’’800, è che allora la schiavitù era legale. Naturalmente, un occhio attento vede che in alcuni casi ci sono persone ancora oggi ridotte in condizioni di schiavitù, anche in Occidente.








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