2016-08-24 13:35:00

La Turchia attacca i curdi: un vantaggio per i jihadisti dell'Is


Per il secondo giorno consecutivo la Turchia ha bombardato oltre confine, in territorio siriano, sia le forze dello Stato Islamico sia i curdi, alleati degli Stati Uniti ma nemici per il governo di Ankara. La preoccupazione del governo di Ankara è quella che i curdi possano incrementare la loro presenza nel nord della Siria, arrivando ad avere un controllo strategico di centinaia di chilometri lungo la frontiera. Intanto oggi c'è stato l’incontro tra il presidente turco Erdogan e il vicepresidente Usa Joe Biden. Sulla situazione tra Turchia e curdi, Salvatore Tropea ha intervistato il giornalista ed esperto dell'area Alberto Rosselli:

R. – I recenti fatti confermano quella che è una tendenza di questi ultimi mesi, data dall’accavallarsi di due problemi: quello interno, siriano – la questione che contrappone il regime di Assad ai gruppi ribelli che combattono in Siria –; e quello esterno, ossia i rapporti tra Siria e Turchia che sono tutt’altro che chiari. E in quest’ambito si introducono altri due elementi che interessano sia la Turchia che la Siria, ma anche gli Stati Uniti, la Russia e l’Iran: il fattore Is e quello curdo. In questo frangente, l’atteggiamento della Turchia è estremamente ambiguo; perché, se da una parte ufficialmente il governo di Ankara dichiara di essere disposto ad un accordo con la Russia e gli Stati Uniti per porre fine al fenomeno Is, è altrettanto vero che vuole in qualche modo tenere a bada l’elemento curdo. Quindi bisognerà vedere se gli Stati Uniti e la Russia sono disposti a tollerare una situazione di questo tipo. La questione curda è una questione che riguarda non solo la Turchia, ma anche la Siria, l’Iraq e l’Iran. Stiamo parlando di un’entità che è composta da milioni e milioni di individui che sono disseminati in questi quattro paesi. Il nocciolo della questione è: deve o non deve esistere una nazione curda? Questo però è un problema di cui deve farsi carico la comunità internazionale, gli Usa, la Russia, l’Iran e l’Europa, che per il momento tace o si comporta in maniera un po’ troppo prudente e attendista.

D. – L’inasprirsi del conflitto tra Turchia e curdi può portare al rischio che entrambi distolgano l’attenzione dalla lotta all’Is, e quindi quasi favorire quest’ultimo?

R. – Certamente. La conflittualità turco-curda favorisce l’Is, anche perché – sappiamo benissimo fin dai tempi del famoso assedio di Kobane – che l’elemento curdo-peshmerga soprattutto è stato fondamentale nella lotta contro l’Is. Chi ha combattuto veramente in questi ultimi mesi, in maniera decisiva contro l’Is, sono stati sicuramente i curdi: sono loro che hanno ottenuto i risultati maggiori sul campo, e sono addirittura riusciti a strappare all’Is delle grosse roccaforti.








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