2016-08-25 10:00:00

Canale d'Agordo inaugura Museo dedicato a Papa Luciani


Sarà inaugurato, domani 26 agosto, a Canale d’Agordo il nuovo “Museo Albino Luciani”, dedicato al "Papa dell’umiltà". L’occasione è il 38.mo anniversario della salita al Soglio Pontificio di Giovanni Paolo I, che nacque nel piccolo comune bellunese. Prima dell’inaugurazione, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin presiede la Santa Messa presso la chiesa arcipretale di San Giovanni Battista. Massimiliano Menichetti ha intervistato il curatore scientifico del Museo, Loris Serafini:

R. – L’iniziativa è partita fin dal 2006 per poter offrire qualcosa che potesse aiutare i pellegrini e i visitatori a ricostruire la vita di Albino Luciani.

D. – 380 mq destinati alla mostra ed altri 600 mq circa riservati ad un centro studi. Qual è il primo pannello che accoglie il visitatore?

R. – Il primo pannello riguarda la storia dell’ambiente di questa valle, per dare l’idea di come Albino Luciani si sia formato: da una lunga tradizione e dalla sensibilità che c’è stata in questa terra, ad esempio le problematiche sociali, di povertà e del lavoro...

D. – Un museo che un po’ prende per mano il visitatore, il pellegrino e lo fa immergere proprio in quella che è la spiritualità del Papa. Tanti i contributi audio e video…

R. – Si è cercato di puntare al coinvolgimento di tutti i sensi. E’ soprattutto un viaggio lungo il quale ci conduce per mano lo stesso Albino Luciani. Infatti, nelle varie fasi della sua vita sono state predisposte delle citazioni dai suoi stessi scritti. Poi in particolare, ci sono due momenti significativi, che sono le due grandi chiamate: quella al sacerdozio, all’età di 11 anni, dove si sente proprio la sua voce che da Papa ricorda gli anni delle elementari; e l’ultima grande chiamata, quel “sì” al Pontificato nel 1978, con il famoso Angelus del 27 agosto, in cui ricorda l’esperienza vissuta in Conclave.

D. – Possiamo dire che è un percorso nella fede?

R. – Il concetto base del museo è di “Humilitas”, motto di don Albino. La parola “humilitas” deriva dalla terra. L’humus è la terra natale del Pontefice, da cui lui ha ricavato delle caratteristiche essenziali, che sono la semplicità, la povertà, l’umiltà, che lo hanno accompagnato tutta la vita. Queste parole vogliono diventare un messaggio di fede e di spiritualità per chiunque visiti il museo, proprio per poter riflettere sulle caratteristiche di quest’uomo, di quest’uomo di Chiesa, che ha insegnato a tutto il mondo che non importa quale carica si ricopra, ma la fedeltà al proprio posto e al proprio servizio. Quello che ci verrà richiesto alla fine della vita è l’amore con cui si è ricoperto il servizio che Dio ci ha dato da svolgere nella vita.

D. – Un percorso che si vive anche attraverso oggetti concreti. Cosa vede il pellegrino, il visitatore, durante il percorso espositivo?

R. – Ci sono oggetti riguardanti ciascun periodo della sua vita. Nella parte dell’infanzia, ad esempio, c’è la valigetta con cui Albino Luciani partì per il seminario nel 1923; troviamo esposti i ricordi della sua prima Messa. Poi man mano che si passano le varie tappe - la sua consacrazione episcopale, la nomina a Patriarca di Venezia – troviamo, per ciascuna di queste tappe, oggetti come il pastorale oppure il soprabito nero, che normalmente utilizzava passeggiando per Venezia. E, infine, si giunge al Conclave e all’elezione a Papa: quindi le vesti papali e il calice utilizzato nella cappella privata in Vaticano. Tutti elementi che sono di per sé poco significanti, ma messi nel contesto acquistano un significato molto importante, relativamente al periodo che vogliono descrivere.

D. - Qual è l’ultimo pannello, l’ultimo messaggio che viene lasciato al visitatore?

R. – L’ultimo pannello è un messaggio di Papa Francesco, che raccoglie l’eredità di Albino Luciani e che indica alcuni punti salienti degli scritti e del pensiero di Giovanni Paolo I facendoli propri. Sono citazioni estratte dal libro “Il nome di Dio è Misericordia” di Andrea Tornielli, in cui Papa Francesco parla del suo predecessore. Un messaggio, quindi, che lega questi due Pontefici che non si sono incontrati a livello fisico, ma che condividono la stessa impostazione, moltissime idee e anche un modo di vedere la Chiesa che fin dal ’78 aveva Luciani. Non è un caso che lui stesso abbia detto, in seguito alla sua elezione, che avrebbe voluto votare un sudamericano come Pontefice.

D. – Con che spirito visitare questo museo, dunque?

R. – Vorrei invitare la gente, i pellegrini, i visitatori a vivere questo museo non soltanto come un momento culturale, ma come una opportunità per poter riflettere a livello spirituale sull’importanza del messaggio che quest’uomo di Dio ha lasciato al mondo.

Il Museo è frutto dell’impegno del Comune e della Fondazione “Papa Luciani, Giovanni Paolo I”. Accanto al Museo, che una volta ospitava il Municipio, c'è anche un Centro Studi che vuole essere un polo culturale a disposizione di turisti e pellegrini. Massimiliano Menichetti ha intervistato il vicesindaco Marco Arcieri, membro della Fondazione:

R. - La Fondazione “Papa Luciani, Giovanni Paolo I” è stata istituita per volere dell’amministrazione comunale nel 2009 ed è un ente senza scopo di lucro creato per far conoscere la figura di Albino Luciani, nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale.

D. – Lo ricordiamo, il Comune del Papa aveva un altro nome…

R. – Sì. Originariamente il paese, ai tempi di Albino Luciani, si chiamava “Forno di Canale”. Il nome è stato cambiato in “Canale d’Agordo” negli anni Sessanta, per volere dell’amministrazione comunale. La Fondazione è riuscita a realizzare una struttura che fosse in grado di gestire i gruppi, dare il giusto ricordo al nostro concittadino, e ha collaborato con l’amministrazione comunale proprio per poter creare e gestire questo nuovo museo sulla figura, l’opera e il pensiero di Albino Luciani.

D. – Che cosa rappresenta la Giornata del 26 agosto per voi?

R. – È il traguardo per cui è stata creata la Fondazione fin dal 2009. Oggi infatti finisce un percorso di lavorazione, studio e lavoro, reso possibile solamente da un impegno costante e corale di tutti coloro che hanno sempre creduto nella realizzazione di quest’opera e si sono prodigati perché potesse essere realizzata al meglio.

D. – Che ruolo ha la Fondazione in relazione al museo?

R. – Attualmente, la Fondazione è il gestore del museo, ma più che un vero e proprio museo, si tratta di un percorso, di una storia che si vuole raccontare: un punto di partenza, soprattutto in questo difficile momento storico, perché gli insegnamenti di Papa Luciani sono quanto mai attuali.

D. – Per lei, qual è il messaggio forte che emerge dal museo e quindi dall’insegnamento di Papa Luciani?

R. – Il messaggio forte che Papa Luciani ha sempre voluto trasmettere è l’umiltà. Ed è ciò che i cittadini di Canale d’Agordo intendono ricordare. Il suo messaggio, come testimonia la statua all’ingresso della Chiesa di Canale, è che più in alto si arriva, più si deve essere al servizio dei più umili e dei più deboli. Secondo me, è questo il messaggio attuale e che deve essere recepito nel difficile contesto storico nel quale stiamo vivendo.

D. – Qual è la prossima sfida della Fondazione?

R. – L’apertura del museo è il punto di partenza per poter offrire qualcosa di nuovo ai pellegrini che già da anni vengono a Canale d’Agordo per poter vedere i luoghi natii di Luciani. La Fondazione sta costituendo un Centro studi completo, specializzato su Giovanni Paolo I, e offrirà la possibilità di consultare in forma digitale i documenti e la rassegna stampa relativi al Pontefice. Quindi, stiamo tentando di dare una visione a 360 gradi su tutto ciò che può riguardare Giovanni Paolo I. 








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