2016-08-25 10:10:00

Civiltà Cattolica pubblica colloquio del Papa con i Gesuiti polacchi


Per aiutare le persone nella vita concreta, perché sappiano scegliere bene nelle diverse circostanze, non basta avere idee chiare, astratte, occorre capacità di discernimento. E’ quanto ha raccomandato Papa Francesco a un gruppo di Gesuiti polacchi, nel corso dell’incontro privato avvenuto il 30 luglio scosso. Si era durante il viaggio in Polonia, in occasione della Giornata Mondiale dellla Gioventù, e il colloquio, fuori programma, svoltosi nell’arcivescovado di Cracovia, era rimasto fuori dai testi ufficiali. A distanza di qualche settimana, la rivista dei Gesuiti italiani La Civiltà Cattolica propone ora una trascrizione di quel colloquio. Il Papa ha risposto anche ad alcune domande sui giovani, le Università dei Gesuiti e alcuni ricordi personali. Il nuovo numero della rivista esce oggi, giovedì 25 agosto, per una lettura integrale del testo, www.laciviltacattolica.it. Pietro Cocco ne ha parlato con il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro che ha partecipato a quell’incontro:

D. - La saggezza del discernimento come punto cruciale per la vita di una persona ma anche per la Chiesa, cioè saper distinguere ciò che è bene da ciò che è male, le priorità della vita e, secondo il Papa, la Chiesa e i sacerdoti oggi hanno bisogno fortemente di questa capacità di crescere nel discernimento spirituale. Padre Spadaro, da cosa nasce questo invito del Papa?

R. - Papa Francesco alla fine del suo incontro con i gesuiti ha chiesto a tutti di sedersi nuovamente perché aveva qualcosa di importante da dire. Evidentemente il messaggio del Papa ha un valore molto forte per lui ed è proprio centrato sulla saggezza del discernimento. Ha affermato che la Chiesa oggi ha bisogno di crescere nella capacità di discernimento spirituale. Ha lamentato che a volte alcuni piani di formazione sacerdotale corrono il rischio di educare i sacerdoti, i pastori, alla luce di idee molto chiare e distinte e quindi di abituare le persone ad agire con criteri definiti a priori, che però non considerano in maniera adeguata le situazioni concrete. Il Papa ha parlato proprio di “non si deve fare questo, si deve fare quest’altro… “, è stato molto esplicito: si deve andare oltre questo modello; bisogna considerare la vita concreta, reale delle persone, la capacità soprattutto dei sacerdoti di discernere.

D. - Per i gesuiti il discernimento è una saggezza che si apprende attraverso gli esercizi spirituali …

R. - Sì, ed è una formazione profonda, interiore che abitua a riconoscere la presenza del soprannaturale nella nostra vita, quindi diciamo sia la presenza di Dio che quella del tentatore, della tentazione. Allora per questo è importante abituare i sacerdoti a questa vita spirituale, a questo discernimento degli spiriti per aiutare le persone a capire come Dio parla loro, cosa chiede nella loro situazione concreta. Un’espressione molto bella che ha usato il Papa è che nella vita non tutto è nero su bianco o bianco su nero; nella vita prevalgono le sfumature di grigio. Bisogna imparare a discernere, a comprendere queste sfumature di grigio dove non è chiaro e distinto. Questa è la vita reale delle persone.

D. - Il Papa ha parlato anche del suo rapporto con i giovani e ha detto che anche per loro non è semplicemente questione di offrire ricette già preconfezionate …

R. - Sì, il Papa ha detto che quando si parla con i giovani bisogna essere sinceri, veri, autentici; i giovani pongono delle domande e bisogna rispondere con la verità. Però, bisogna – appunto - evitare un rischio: quello di dare loro risposte pronte, confezionate. I giovani, a volte, hanno bisogno di sapere cosa devono fare, cosa devono dire … Invece non basta dire loro: “Fai questo, fai quest’altro”; non c’è bisogno di dare ricette pronte che comunque rimangono esteriori. Bisogna essere pronti - come ha detto il Papa - a correggere questo atteggiamento di richiesta di ricette e di risposte pronte.

D. – Nell’incontro di Papa Francesco con i gesuiti polacchi,  un’altra delle domande che gli sono state poste riguardava le università rette dalla Compagnia di Gesù. Anche qui direi che è emerso questo richiamo. Lui ha parlato dell’importanza di utilizzare il metodo degli esercizi all’interno dell’università, che pure è un luogo di confronti, di pensiero laico e di scienza …

R. – Sì, in qualche modo il Papa ha dato quasi due priorità per la Compagnia: la formazione del clero al discernimento e l’insegnamento universitario che non deve essere legato ad una fabbrica di professionisti o ad un’accademia di nozioni. Il ruolo dell’università è quello di aiutare le persone a pensare con la loro testa. In fondo il discernimento ignaziano, la lezione di Sant’Ignazio, è stato proprio questo: aiutare le persone a riflettere con la loro personalità a servizio della realtà che avevano di fronte. Il Papa ha detto: “Questa realtà è anche la Chiesa, è anche la nazione, anche questo è realtà a cui fare riferimento”. Poi ha aggiunto: “Attenzione! Perché il pensiero liberista che sposta l’uomo dal centro e mette al centro il denaro, non è l’insegnamento che noi possiamo dare”.

D. – Una capacità, quella del discernimento quindi molto moderna, necessaria, anche in un mondo laico dominato oggi forse più dal riferimento ai desideri, a una certa gelosia della libertà individuale …

R. – Il problema è non essere ideologici ed essere invece, al contrario, al servizio. L’utilità e la modernità della riflessione di Francesco in questo momento va al cuore dei problemi. Il discernimento serve esattamente per andare al cuore delle questioni, per comprendere quali sono le radici profonde dei problemi, per riflettere con la propria testa, quindi non lasciarsi condizionare da elementi ideologici. Questo è il messaggio fondamentale.

D. Ed è un messaggio che si accompagna, in Papa Francesco, a questa sua sensibilità e fraternità con le persone, alla vita concreta, quindi alle difficoltà e alle incertezze che le persone si trovano a vivere …

R. - Il compito di ogni pastore è quello di annunciare il Vangelo che non significa semplicemente  trasmettere un messaggio in maniera indiscriminata e indistinta. Significa considerare che il Vangelo poi si incarna nella vita di una persona concerta, con i suoi problemi, con le sue storie, le sue contraddizioni. È necessario avere un dialogo diretto sempre, costante e profondo con le persone alle quali ci si rivolge. Questo contenuto è valido per la vita e vale anche per la vita culturale e per la formazione culturale delle persone nel contesto universitario.








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