2016-08-25 14:08:00

Norme antisismiche e prevenzione per gli edifici storici


Nelle ore successive al terremoto che ha colpito duramente il centro Italia, si torna a parlare di prevenzione. La costruzione degli edifici, distrutti durante il sisma, è antecedente alle norme antisismiche. Al contrario, Norcia, ricostruita dopo il terremoto del 1997, non conta vittime e i danni sono contenuti. È necessario estendere la messa in sicurezza non solo alle costruzioni nuove, ma anche agli edifici storici pre-costruiti. Riguardo alle disposizioni normative in materia antisismica, Maria Carnevali ha intervistato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri:

R. – Queste norme si applicano sicuramente nei casi di nuova costruzione o di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente nel caso venga cambiata la destinazione d’uso, si intervenga con sopraelevazioni o si facciano interventi di grande importanza per cui occorre rivedere la stabilità del fabbricato. Il fatto è che in questo Paese la maggior parte delle abitazioni hanno 40-50-100 e più anni, perché nel nostro Paese c’è questa tradizione di conservare fabbricati nei centri storici di interesse storico artistico, per cui il problema è imporre l’applicazione della normativa sismica a tutte quelle costrizioni esistenti e che ne hanno bisogno.

D. – Infatti c’è la legge sulle nuove costruzioni del 2009. Ma gli edifici nei Paesi epicentro del terremoto sono stati costruiti nei primi decenni del ‘900, quindi antecedentemente. Questo ha avuto riscontro doloroso sul numero delle vittime. Come poter mettere a norma edifici già costruiti? Con quali tecniche?

R. – Questo è un vanto dell’ingegneria e della tecnica scientifica italiana. Proprio perché abbiamo un grandissimo patrimonio edilizio esistente, abbiamo individuato tipologie di intervento e normative che consentono di mettere in sicurezza praticamente qualunque tipo di costruzione. Negli anni abbiamo affinato molto questi metodi anche per renderli sempre più economici, sempre più attivi. Le metodologie ci sono, le conoscenze scientifiche e tecniche ci sono, c’è una classe professionale, tecnica e scientifica che è in grado di utilizzarle... Il problema è fare in modo che i cittadini abbiano interesse a mettere in sicurezza i fabbricati, così come stanno facendo per il risparmio energetico per esempio in occasione delle compravendite quando c’è l’obbligo di esibire il certificato sull’attestato di prestazione energetica. Ora, noi vorremmo che questo si estendesse anche all’aspetto della sicurezza per avviare una conoscenza dello stato dei fabbricati che dia un vantaggio ai proprietari che vogliono intervenire e migliorare la qualità strutturale dei propri fabbricati.

D. – A Norcia, dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici. I danni provocati dal sisma di questi giorni sugli edifici sono stati quasi irrilevanti. Solo dopo una catastrofe si costruisce a norma?

R. – Questo è un errore gravissimo. Bisognerebbe intervenire prima, anche perché riscostruire o riparare dopo l’evento sismico costa enormemente di più. Quindi, andrebbe avviato un piano di prevenzione vero che, in qualche modo, imponga ai cittadini di avviare questo percorso di adeguamento dei fabbricati.

D. – Quanto pesa la questione economica e come un ampliamento degli "ecobonus" in funzione antisismica pe le case, gli edifici pubblici e le imprese potrebbe essere una soluzione possibile?

R. – È una soluzione non sempre attuabile, soprattutto nei fabbricati a proprietà divisa perché l’intervento va fatto complessivamente da tutti i condomini. Quindi, diventa più complesso mettere insieme tante teste, avere la disponibilità economica, perché per avviare il procedimento e avere gli "ecobonus" bisogna individuare l’impresa, fare l’intervento che deve essere però esteso a tutto il fabbricato. Quindi, tutti i proprietari devono mettersi d’accordo.

D. – Voi, in quanto Consiglio nazionale degli ingegneri come pensate di intervenire per affrontare l’emergenza? Un partenariato tra pubblico e privato?

R. – Si può intervenire con una campagna di sensibilizzazione, con finanziamenti anche provenienti dall’Europa, perché il problema è il patrimonio edilizio storico di questo Paese. Il nostro non è un patrimonio dell’Italia, è un patrimonio del Europa. Il fatto che purtroppo in questo Paese ci sia il problema sismico non può essere una limitazione al fatto che l’Europa non debba ritenerlo un problema di carattere più complessivo.

D. – Perché in altri casi sismici nel mondo come in Giappone o in Cile le costruzioni tengono meglio?

R. – Evidentemente, ci sono interventi di ristrutturazione e di adeguamento che sono stati fatti per tempo. Poi Cile, Giappone hanno costruzioni e topologie più recenti. La particolarità del nostro Paese è di avere dei centri storici e delle costruzioni antiche in numero enorme; in altri Paesi si è abbattuto e ricostruito. Qui è molto più difficile intervenire.








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