2016-08-29 13:31:00

Ttip: monito di Berlino, negoziato fallito per mancati accordi


"I negoziati con gli Stati Uniti sono effettivamente falliti perché come europei non dobbiamo capitolare alle richieste americane". E' quanto afferma il vicecancelliere e ministro dell'Economia tedesco, Sigmar Gabriel, riguardo al negoziato per l'accordo Ttip di libero scambio commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti, in un'intervista all'emittente tedesca Zdf. Causa principale del fallimento, il mancato accordo sui 27 capitoli in discussione per l’intesa commerciale. Il servizio di Marina Tomarro:

Non ci sarà il Ttip, l'accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea, eredità che Barack Obama lascerà in consegna al suo successore alla Casa Bianca. La previsione viene da Berlino, dove viene dichiarato "di fatto" fallito il negoziato tra le due sponde dell'Atlantico. Intanto, l’amministrazione a Washington nelle ultime settimane ha continuato a lavorarci anche durante la pausa estiva, non si sono interrotti i contatti con la controparte europea alla luce anche del voto britannico sulla Brexit. Ma l’intesa non è stata trovata. Ma su questo trattato commerciale ascoltiamo il parere dell’economista Fabio Fortuna, rettore della Unicusano:

R. – In questi ultimi mesi, l’accordo aveva avuto uno sviluppo abbastanza rapido. Mi riferisco alla tarda primavera, quando sembrava che le cose dovessero procedere. In realtà, è sempre mancata trasparenza su ciò che stava avvenendo. Il dato di fatto è che dal 2013 ci sono stati quattordici incontri, ma manca completamente l’accordo: sono 27 i punti previsti, ma su nessuno di essi c’è un’uniformità di vedute tra Stati Uniti e Unione Europea. Probabilmente, questo si sta verificando anche alla luce di motivazioni di ordine politico. Sappiamo benissimo che negli Stati Uniti ci saranno le elezioni e sia Donald Trump che Hillary Clinton non si sono mostrati favorevoli all’accordo. La Clinton inizialmente sì ma poi, vista l’impopolarità dell’accordo, ha un po’ raffreddato il suo atteggiamento. Nel contempo, nell’Unione Europea nel 2017 sono in vista elezioni sia in Francia che in Germania. E quindi, se si procedesse in questo arco temporale che separa il momento attuale dalle elezioni in Europa, mancherebbe poi la legittimazione di coloro che subentreranno, ammesso che ci sia una sostituzione ai vertici.

D. – Concretamente, chi potrebbe avere dei vantaggi da questo e chi no invece?

R. – Questo è un accordo importante, perché – non dobbiamo dimenticare – Stati Uniti e Unione Europea, messi insieme, detengono metà del Pil mondiale e rappresentano un terzo del commercio globale. Di conseguenza, un rafforzamento dei loro rapporti potrebbe dare dei benefici in termini di potenzialità e di affermazione nel contesto globale, soprattutto in riferimento all’ascesa dei Paesi emergenti che negli ultimi mesi è venuta meno. Infatti, anche la Cina ha i suoi problemi, ci sono poi Paesi emergenti, come il Brasile e la Russia, anch’essi con problemi notevolissimi. L’India cresce ma ancora non ha una forza. Insomma, è evidente che un blocco più armonioso tra Stati Uniti e Unione Europea consentirebbe di avere un impatto maggiore nell’economia globale. Gli Stati Uniti, da una parte, sono orientati a concludere l’accordo ma dall’altra non hanno una grande convenienza, perché in questo momento gli Usa rappresentano concretamente l’unica potenza economico-finanziaria che ha uno stato di salute, direi, soddisfacente.

D. – Molto ha influito anche la Brexit, che ha creato ulteriori incertezze…

R. – Non c’è dubbio. La Brexit, a partire da giugno, ha creato ulteriori incertezze, anche se l’impatto che poteva essere notevole fin dall’inizio tale non è stato. E credo che ancora nessuno possa ben percepire quale sarà l’impatto della Brexit. È evidente comunque che gli Stati Uniti hanno visto l’uscita della Gran Bretagna come un fattore limitante nel contesto generale.

D. – Se salta questo trattato rimane comunque l’accordo Ceta con il Canada?

R. – Credo di sì, anche se quell’accordo è stato oggetto di forti critiche e forse non ha prodotto i benefici sperati.








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