2016-08-30 14:38:00

Giornata Martiri India. Machado: Chiesa lavora per riconciliazione


La Chiesa dello Stato di Orissa, in India centrorientale, celebra oggi la "Giornata dei Martiri", per ricordare il sacrificio delle 101 persone che hanno perso la vita durante i massacri anticristiani del 2007 e del 2008, organizzati dai gruppi radicali e paramilitari indù. La Conferenza dei vescovi dell'Orissa, inoltre, ha da tempo incaricato uno speciale team di preti e ricercatori per documentare il massacro e, con la diocesi di Cuttack-Bhubaneswar, si vorrebbe avviare il processo diocesano per dichiarare il martirio. Un momento quindi molto importante per la comunità cattolica del Paese, anche a seguito della scomparsa, lo scorso 14 agosto, di mons. Raphael Cheenath, arcivescovo emerito della diocesi, simbolo della resistenza dei cristiani perseguitati proprio a Orissa. Salvatore Tropea ne ha parlato con mons. Felix Machado, arcivescovo della diocesi indiana di Vasai.

R. - Noi crediamo che questi martiri siano morti per testimoniare la fede a Kandhamal. Hanno sofferto molto ma non hanno mai pensato di abbandonare la fede; malgrado tutto hanno dato la loro vita per testimoniare la fede.

D. - I cristiani, ce ne sono molti ancora sfollati, vivono ancora nella paura che eventi simili si possano ripetere?

R. - Dobbiamo dire che la situazione non è così in tutta l’India. È un caso specifico. Oggi non possiamo dire che i cristiani sono perseguitati dappertutto; questo non sarebbe vero. La Chiesa affronta le difficoltà, alcuni hanno problemi, ma siamo perseguitati in tutta l’India. In questa zona di Orissa, nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, un leader indù è stato ucciso per caso, non sappiamo da chi. Hanno ritenuto i cristiani responsabili della morta di questo uomo, di questo leader. Hanno trovato una scusa per perseguitare sistematicamente i cristiani che malgrado tutta questa sofferenza continuano a portare avanti la loro testimonianza e non hanno mai pensato di abbandonare il Paese ma solo ad andare avanti.

D. - La questione però non riguarda solo l’odium fidei, ma ha dei risvolti umani e legali, poiché la comunità continua a domandare giustizia e risarcimenti adeguati. Quali sono le richieste della Chiesa e della società civile per fare chiarezza e risolvere questa situazione?

R. - Dobbiamo dire che non tutti sono contro di noi. Molti indù, ad esempio, hanno collaborato e aiutato la Chiesa e i cristiani in questa sofferenza. La Chiesa continua a tendere la mano del dialogo per fare il bene comune, per evangelizzare. La Chiesa chiede sempre giustizia, misericordia per portare la speranza a coloro che hanno perso tutto questo.

D. - La Giornata si celebra a pochi giorni dalla Canonizzazione di Madre Teresa. Questo potrà aiutare nei rapporti delicati tra la Chiesa indiana e il governo di matrice nazionalista attualmente al potere?

R. - Certamente aiuterà molto. Crediamo che questi segni, questa grazia di Madre Teresa porteranno molto alla Chiesa, al governo locale ma anche quello nazionale. La gente in India ama molto Madre Teresa e vuole che tutti noi cattolici continuiamo con questa compassione, con questa misericordia come lei. Madre Teresa per noi cristiani è ispirazione incoraggiamento e sicuramente adesso, come santa, intercederà per noi.








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