“Sono azioni odiose e crimini indicibili”. Così mons. Erkolano Lodu Tombe, vescovo di Yei, in Sud Sudan, ha condannato l’ondata di omicidi contro gli abitanti della città e delle aree limitrofe, commessi da gruppi misti di militari e civili, secondo le testimonianze dei sopravvissuti agli assalti. La dichiarazione di mons. Ludu segue il massacro dei tre persone appartenenti alla stessa famiglia i cui corpi sono stati gettati nel fiume Yei. Secondo le autorità un altro componente della famiglia è ancora disperso. Il vescovo ha sottolineato che i massacri stanno spingendo la popolazione a cercare rifugio nei Paesi vicini, in Uganda in particolare.
A Yei ondata di assalti commessi da squadroni della morte
Yei era rimasta relativamente pacifica durante i due anni (2013-2015) di guerra civile
tra la fazione guidata dal Presidente Salva Kiir e quella dell’ex vice Presidente
Riek Machar. Dopo i recenti scontri nella capitale Juba, che stanno compromettendo
seriamente il processo di pace, Yei, che è sempre stata sotto il controllo delle forze
governative, ha visto un’ondata di assalti commessi da squadroni della morte, che
colpiscono usando armi da taglio (machete) e da fuoco.
Ogni notte ci sono assalti mortali alle abitazioni
Secondo le testimonianze degli abitanti, aree rurali
intorno a Yei e ad altre località vicine sono diventate basi per i ribelli, fedeli
a Machar, e secondo alcuni abitanti l’ondata di uccisioni contro la popolazione civile
è una rappresaglia per gli attacchi commessi dai ribelli contro i soldati governativi.
(L.M.)
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