2016-09-03 10:00:00

Il commento di don Sanfilippo al Vangelo della Domenica XXIII T.O.


Nella 23.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone  il Vangelo in cui Gesù dice:

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Tre sono le condizioni necessarie per essere discepoli di Cristo: odiare l’affetto di qualunque persona, anche molto cara, come i genitori, il consorte, o i figli, quando ci impedisce o ci è di ostacolo per obbedire a Dio. L’amore a Dio, in effetti, è decisivo per la salvezza nostra e di coloro che Dio ci affida. Inoltre: accettare con fede la sofferenza, la croce, che accompagna la nostra vita terrena, credendo di avere in essa un’occasione importante d’incontrarci con il Signore e di testimoniare la potenza della Sua Resurrezione. Infine: vendere i propri beni, mettere radicalmente Dio come unico nella nostra vita, sperimentando la Provvidenza divina. Senza questi cardini la vita cristiana vacilla rischiando la stessa derisione subita da chi non ha calcolato bene la spesa per costruire la casa, o da chi va in guerra senza valutare la potenza del nemico. Confrontando questo Vangelo con le nostre forze, ci sentiremo subito sgomenti e scoraggiati, oppure, tenteremo, un po’ stizziti, di “addomesticalo” cercando qualche complice nell’impresa di autogiustificarci. Ma la vita cristiana non si basa sulle proprie capacità, bensì sulla grazia dello Spirito Santo che opera miracoli quando viene effuso in noi mediante il kèrigma, la catechesi liturgica, biblica ed ecclesiologica, proprie della necessaria formazione permanente. Così ha profetizzato il Concilio Vaticano II.








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