2016-09-06 15:22:00

Giubileo Università, Zani: sapere per mettersi al servizio


Si svolgerà dal 7 all’11 settembre a Roma il Giubileo delle Università e dei Centri di ricerca e delle Istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, che ha come tema “Conoscenza e misericordia. La terza missione delle università”. A presentarcelo è l’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che fa parte del Comitato di coordinamento dell’avvenimento.

Eccellenza, cosa c’entra la misericordia con il mondo universitario?

“Il tema dell’università, del sapere, della formazione, è fortemente legato alle opere di misericordia spirituali. In modo particolare alle prime tre: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti e consolare gli afflitti. Si tratta di opere che hanno a che fare con tutte le dimensioni della persona; dunque non solo con un’azione da compiere, ma anche con un atteggiamento interiore da coltivare, un pensiero da assumere. Sono tutte esperienze in cui l’uomo si mette di fronte agli altri e mette in gioco se stesso. Papa Francesco, in occasione del convegno da noi organizzato lo scorso anno per i cinquant’anni della dichiarazione conciliare ‘Gravissimun educationis’ e i venticinque della costituzione apostolica ‘Ex cordae ecclesiae’, ci aveva invitato a vivere la misericordia nel campo del sapere e dell’educazione. Lui stesso ci aveva dato una linea di riflessione, invitandoci a unificare, armonizzare, nella persona, la mente, il cuore e l’azione. Ora, l’opera di misericordia è prima di tutto un’opera di carità nei confronti di una persona per aiutarla a ritrovare se stessa, a unificarsi al proprio interno, mettendo insieme la dimensione intellettuale, quella del sentimento, quella della passione e quella dell’azione. L’obiettivo, più in generale, è quello di puntare alla costruzione di una società che sia attraversata non da egoismi, ripiegamenti o dal buio individualistico che caratterizza la cultura odierna, ma da una cultura della relazione, del rapporto, dell’aiuto. Riprendendo un concetto che gli è caro, Francesco ci invitò a spostare l’attenzione delle nostre istituzioni educative, dal centro alle periferie. Dalle periferie, infatti, provengono persone che sono ferite dentro e queste ferite aprono nella persona delle dimensioni inesplorate. E’ lo stesso Gesù Cristo crocifisso e abbandonato che attraverso quella ferita ci apre un mondo nuovo. Si costituisce così un legame molto forte tra la conoscenza e la dimensione della trascendenza - spesso marginalizzata rispetto ai processi conoscitivi e del sapere - un legame che mette in campo un’attenzione che va oltre noi stessi. Dunque, una concezione del sapere non tanto come acquisizione di conoscenze che ognuno deve utilizzare per se stesso, ma che deve mettere a disposizione degli altri. La misericordia è dunque una dimensione di carità senza limiti che utilizzata nel campo del sapere lo apre al servizio agli altri”.

Al centro del Giubileo ci sarà il XIII Simposio internazionale dei docenti universitari. Di che si tratta?

 “Questi simposi sono iniziati dopo la prima esperienza del Giubileo del Duemila, quando si è visto che i docenti cattolici, anche quelli che insegnano nelle università civili e pubbliche, avevano chiesto di potersi ritrovare per approfondire alcune tematiche. Nei primi anni i simposi sono stati molto caratterizzati a livello europeo, perché erano gli anni in cui si discuteva sulla costituzione europea. Si è parlato della famiglia in Europa, delle culture dinanzi a Dio, della responsabilità sociale d’impresa, di come ripensare l’idea di università. Quest’anno si è voluto far coincidere il simposio con il giubileo della misericordia centrando l’attenzione sulla conoscenza e sulle dimensioni della persona che sono coinvolte con il processo cognitivo. Un processo che comprende anche le dimensioni dell’arte, della musica e dello spettacolo. Viene così in evidenza quell’aspetto a cui ci invita sempre Papa Francesco: l’investimento nei percorsi informali di conoscenza. Abbiamo formalizzato troppo i processi educativi a livello scolastico ed educativo. Ma oggi, in quella che viene chiamata la ‘cité educative’, ci sono tanti altri strumenti che portano saperi, conoscenze - come i mezzi di comunicazione, i luoghi d’incontro - e noi dobbiamo essere pronti a sviluppare anche questi percorsi informali attraverso i quali si possono raggiungere persone che non riescono ad entrare nelle istituzioni. Le università debbono quindi aprirsi a dimensioni che non solo burocratiche, formali o accademiche, devono diventare anche 'università in uscita'.

Cosa s’intende per ‘terza missione’ delle università?

“Da tempo ormai, si stanno sviluppando, soprattutto a livello di università cattoliche, ma non solo, le esperienze di ‘service learning’. Le università, ma anche le scuole, da quella materna ai centri di alta ricerca, svolgono spesso il lavoro tipico di queste istituzioni ma nella prospettiva di un servizio. Apprendere, cioè, svolgendo un servizio. E questo giubileo che mette in relazione conoscenza e misericordia dà una grande spinta a queste esperienze. Per esempio: una facoltà di architettura che, a partire dal terzo anno, chiede ai propri studenti di mettersi a disposizione dei ‘campesinos’ che hanno bisogno di costruire le case. Lo studente si specializza mettendosi allo stesso tempo al servizio degli altri. E’ questa la terza missione delle università, quella del servizio, che si aggiunge a quella dell’insegnamento e della ricerca. Nell’Instrumentum laboris Carta di Roma 2016, che presenteremo alla fine del Simposio, cercheremo di fissare alcuni aspetti fondamentali di questa terza dimensione delle università per far sì che tutti gli atenei siano sempre più attenti ai bisogni dell’ecologia, dell’ineguaglianza, dei processi sociali in crisi. 








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