2016-09-08 15:01:00

Disabilità, Anmic: 3 proposte per la Conferenza nazionale di Firenze


L’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili ha presentato tre proposte in vista della Conferenza nazionale sulla disabilità che si volgerà a Firenze il 16 e 17 settembre prossimi. Accertamento dell’invalidità, collocamento mirato e legge “Dopo di noi”: questi gli ambiti su cui l’Anmic pone l’attenzione per approfondire quanto previsto nelle linee guida dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità. Elvira Ragosta:

Tre proposte in materia di tutela della disabilità. Questo il contributo dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili, che non condivide a pieno le linee di intervento dell’Osservatorio sulla disabilità in discussione alla prossima Conferenza di Firenze in vista del piano d’azione biennale. Il primo punto riguarda l’accertamento dell’invalidità, un procedimento da semplificare, come spiega ai nostri microfoni il presidente dell’Anmic, Nazaro Pagano:

“Unicità dell’accertamento su tutto il territorio nazionale da parte di un solo ente; vogliamo la collegialità, così come è avvenuta fino a questo momento, con la presenza dei medici delle associazioni di tutela e rappresentanza all’interno di queste commissioni, una presenza di garanzia per l’omogeneità delle valutazioni su tutto il territorio e, naturalmente, un procedimento meno farraginoso ma che sia più semplice”.

Altro tema è l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. A fronte dei circa 700mila disabili iscritti alle liste di collocamento gli avviamenti nel 2013 sono stati 18.295, meno rispetto all’anno precedente. Per l’Anmic si registra un forte squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, con crescita esponenziale dell’emarginazione e della sfiducia  nelle istituzioni. In particolare, il presidente Pagano aggiunge:

“C’è un vuoto, in questo momento, perché c’è un passaggio di competenze dalle Province alle Regioni, però siamo ancora in una fase di transizione e quindi le competenze non sono state ancora attribuite. Quindi la chiamata nominativa non dev’essere generalizzata; dobbiamo avere regole certe, dobbiamo fare una profonda riflessione sulla Legge 68/99 che merita di essere posizionata alle attuali esigenze del mondo del lavoro”.

Terzo ambito delle contro-proposte dell’Anmic è la legge sul “Dopo di noi”, approvata in via definitiva dal Parlamento italiano lo scorso giugno, che introduce assistenza alle persone con grave disabilità prive del sostegno familiare. La legge prevede un fondo compartecipato da Regioni, enti e organismi del Terzo settore e introduce la possibilità del trust, una forma di protezione legale con cui si può trasferire la titolarità di un bene a un soggetto che lo amministrerà a vantaggio del beneficiario. Sul “Dopo ni noi” l’Anmic, pur apprezzando il lavoro dell’Assemblea legislativa, chiede che sia approfondita la riflessione sull’uso del trust:

R. – In Italia, dobbiamo capire che il trust va bene per i grandi patrimoni; non può essere rivolto alla totalità dei disabili italiani che purtroppo vivono una situazione di particolare svantaggio. Ci sono altre forme di tutela che già sono presenti nel nostro ordinamento e che potrebbero essere sviluppate e adattate a questo fenomeno. Non vorremmo che attraverso il trust, poi, si vada a privilegiare soltanto alcune lobby che possono interessarsi a questo problema, perché il trust è qualcosa di molto complesso che va analizzato e approfondito. Però, ripeto: su questo abbiamo espresso le nostre criticità, le abbiamo espresse e speriamo che a Firenze le possiamo rappresentare in modo più compiuto e più preciso alla platea e al governo che ci saranno.

D. – Il passo successivo sarà mettere in discussione queste proposte quando a Firenze si discuterà di queste nuove linee guida, definite dall’Osservatorio. Che cosa vi aspettate? Qual è il vostro obiettivo?

R. – Il nostro obiettivo è che l’Osservatorio, così come si realizza e si manifesta, ha necessità di essere un po’ rivisto; dev’essere un organismo permanente che dev’essere riproposto al governo e naturalmente alle istituzioni, e quindi noi pensiamo che a Firenze si debba fare anche una riflessione sulla ricomposizione dell’Osservatorio.








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