2016-09-08 15:11:00

Simposio Europa: per i giovani l'alternanza scuola-lavoro


E’ in corso a Firenze il XXVIII Seminario Europa promosso dal Centro Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale, in collaborazione con l’associazione di settore Forma, per parlare di giovani, formazione e lavoro con esperti, enti e imprese. Presenti relatori provenienti anche da Gran Bretagna, Polonia e Spagna. Tema quest’anno al centro del dibattito è il sistema duale, cioè l’attivazione da quest’anno anche in Italia di un percorso di formazione improntata sull’imparare lavorando, grazie anche all'alternanza scuola e lavoro. La sperimentazione voluta dal Ministero del Lavoro coinvolgerà in due anni 60 mila ragazzi e a presentarla sarà domani a conclusione del Seminario, il sottosegretario Luigi Bobba. Adriana Masotti lo ha intervistato:

R. – Si tratta della messa in opera di norme che sono state individuate attraverso i decreti legislativi e applicativi della legge meglio conosciuta come “Jobs Act”, nella quale abbiamo riformato in modo radicale il contratto di apprendistato formativo, cioè quel contratto che consente, pur lavorando, di ottenere un titolo di studio, sia una qualificazione professionale, sia un diploma secondario; e insieme abbiamo avviato una sperimentazione di questa via italiana del “sistema duale”. Che significa? Significa che attraverso l’attività di formazione professionale o di formazione tecnica nelle scuole secondarie superiori, sarà possibile avere dei percorsi scolastico-formativi nei quali si starà in parte a scuola o nell’agenzia formativa, in parte si farà formazione in azienda e in parte si lavorerà anche in azienda. E’ una modalità di apprendimento e di conseguimento di titoli che in altri Paesi – segnatamente in Germania – vede un numero molto grande di giovani seguire quella strada per poter, insieme, imparare lavorando e credo che anche in Italia ci siano tutte le condizioni per aumentare il raggio della nostra offerta formativa. Molti giovani – troppi giovani – abbandonano la scuola: si pensi che nei percorsi scolastici tecnico-professionali il 38% abbandona nei primi due anni! Ragazzi che poi si perdono e poi difficilmente riescono a trovare una strada. Questi nuovi percorsi vogliono rivolgersi proprio a tutti coloro che vogliono imparare non solo attraverso la conoscenza, i libri, le dimensioni astratte ma anche attraverso le competenze, cioè la capacità di fare. E’ un cambiamento culturale e, insieme, anche un’opportunità che vogliamo offrire a tanti giovani.

D. – Lei ha citato la Germania, ma a questo Seminario partecipano anche relatori di Regno Unito, Polonia, Spagna che offriranno i loro contributi: quindi è un percorso già sperimentato in altri Paesi …

R. – Certamente. Dobbiamo attingere da questi Paesi le caratteristiche migliori e poi in qualche modo incardinarle, radicarle nel nostro sistema, un sistema aziendale fatto prevalentemente da piccole e medie imprese, da imprese artigianali e dunque anche costruire dentro queste imprese una cultura accogliente per questi giovani …

D. – Con tutto questo si vuole rispondere anche al problema della disoccupazione giovanile; però – lei diceva prima – è anche una questione culturale: in effetti, per un certo periodo non si è parlato di formazione professionale …

R. – Sì, abbiamo a lungo sottovalutato due fattori. Uno, che il lavoro è un luogo, è un’occasione di formazione altrettanto importante quanto lo è un ambiente formativo scolastico; secondo, che la divaricazione tra scuola e lavoro e tra conoscenze e competenze ha prodotto una distanza che si traduce anche nel fatto che oggi ci sono, per esempio, in Italia circa 40 mila posizioni lavorative che non vengono ricoperte perché le aziende non trovano le persone con quelle competenze di cui hanno bisogno.

D. – E’ giusto riconoscere il grande impegno dei Salesiani sul fronte della formazione professionale dei giovani, il loro insistere sulla dignità del “fare” accanto al “sapere”…

R. – Certamente. D’altra parte, i primi contratti di apprendistato è stato proprio don Bosco a inventarli, a farli sottoscrivere per i suoi ragazzi; dunque è una innovazione che viene da lontano, che è nella radice delle opere salesiane e che oggi continuano a essere di straordinaria modernità: addirittura, io credo che questa prospettiva della dimensione del luogo di lavoro come ambiente formativo, debba avere anche un profilo non solo italiano, ma anche europeo: come si può studiare con un “Erasmus” universitario, domani sarebbe utile anche avere un “Erasmus” dell’apprendistato, cioè la possibilità di imparare, studiare, lavorare anche nella dimensione della formazione professionale in un altro Paese dell’Unione Europea.








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