2016-09-10 18:01:00

Siria: sì di Damasco alla tregua da lunedì. Nuovi raid aerei


Plauso generale per l’accordo tra Stati Uniti e Russia per la tregua in Siria a partire dal tramonto di lunedì prossimo. L’obiettivo dell’intesa. alla quale Damasco ha aderito, è quello di favorire la transizione politica nel Paese. La speranza è che possa anche segnare l’inizio della fine del supplizio per i civili. Ma intanto oggi si segnalano nuovi pesanti bombardamenti. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Un accordo che ha alla spalle bel 290 mila morti e che vuole creare le condizioni, affinché si possa negoziare sul futuro politico della Siria. L’importante – questa la richiesta delle opposizioni siriane, che esprimono forti perplessità – è che al cessate il fuoco aderiscano tutte le componenti in conflitto, in particolare l’esercito di Damasco. E il governo del presidente Assad ha dato nel pomeriggio il suo assenso alla tregua, ma proprio stamani i caccia siriani hanno bombardato postazioni jihadiste ad Aleppo, nel nord del Paese, poche ore dopo l’annuncio dell'accordo, e nel pomeriggio 24 persone sono rimaste uccise e decine ferite in raid aerei, probabilmente russi, su un mercato di Idlib, sempre nel nord. Sarà importante, dunque, l’impegno delle due potenze. Mosca dovrà assicurare che il governo siriano rispetti i termini dell’accordo. Washington, da parte sua, dovrà convincere i gruppi di ribelli a rompere l’alleanza con le milizie di al Nusra e del sedicente Stato Islamico. Tra gli altri obiettivi, infatti, quello di isolare e neutralizzare le forze jihadiste.

Su questa intesa, Amedeo Lomonaco ha intervistato Andrea Ungari, docente di Storia e teoria dei Movimenti politici all'Università Luiss Guido di Roma:

R. – Questo è senza dubbio un passo fondamentale. Bisognerà vedere se questo accordo terrà. Gli Stati Uniti hanno dato una precisa indicazione: è una tregua delle armi che deve durare almeno una settimana perché l’accordo poi prenda realmente vigore.

D. - Che cosa  può avere di diverso questa tregua rispetto a quelle passate?

R. - Aldilà di un impegno più preciso e più diretto da parte di Stati Uniti e Russia, credo che sia mutato anche il quadro internazionale di riferimento. Penso che la Casa Bianca abbia cominciato a comprendere come un accordo con la Russia diretto e chiaro sulla questione mediorientale adesso sia indispensabile per risolvere questo problema, in particolar modo per quanto riguarda la Siria. Tra l’altro, la diplomazia americana è riuscita anche in un capolavoro strategico che non era mai riuscito prima: fare andare d’accordo Turchia e Russia per la prima volta in secoli di storia. Quindi, forse, alla Casa Bianca è prevalso un atteggiamento un po’ più prudente, direi anche un po’ più intelligente nei confronti della Russia.

D. - Un accordo che poi dovrebbe prevedere anche una transizione politica in Siria per arrivare - si spera - alla pace attraverso la via dei negoziati. È questa la direttrice giusta per concludere questa pagina sanguinosa della guerra civile nel Paese mediorientale?

R. - Senz’altro è una via giusta anche se credo bisogna esser molto cauti. Spetterà sia alla Russia sia agli Stati Uniti di tenere a bada i propri alleati. La Russia, ovviamente, dovrà fare pressioni su Assad affinché cessi le ostilità e quindi controllare anche le milizie iraniane hezbollah che operano accanto al regime di Assad. E, dall’altra parte, anche gli Stati Uniti dovranno fare pressioni sui miliziani moderati per cercare di indurli ad evitare di continuare le operazioni militari. Quindi senz’altro è un accordo importante. Però aspettiamo con cautela di vedere come si svolgano poi realmente le operazioni sul campo.

D. - Per il completamento di questo processo di pace in Siria è dunque fondamentale anche il ruolo degli alleati di Russia e Stati Uniti. Da questo punto di vista, ci sono segnali confrontanti oppure ci dobbiamo aspettare il solito quadro complesso di intrecci difficili?

R. - Credo che le pressioni che la Russia può fare su Assad siano molto convincenti. Quindi Assad potrebbe essere indotto, quanto meno, a sospendere le operazioni militari. Certo, controllare tutte le milizie, tutte le variegate formazioni e truppe paramilitari che operano all’interno di questa sanguinosa guerra civile sicuramente non facile. Sarà compito degli Stati Uniti e della Russia cercare anche di capire quanto possibili o probabili iniziative da parte di cani sciolti di queste formazioni paramilitari possano influire sull’accordo di pace.

D. - Questo accordo può essere anche la premessa imprescindibile per un impegno congiunto da parte di Stati Uniti e Russia contro le milizie jihadiste dello Stato islamico...

R. - La speranza è che ci sia un accordo che, appunto, si estenda non solo alla questione siriana, ma che possa essere un'intesa un po’ più generale perché sia gli Stati Uniti sia la Russia hanno interesse ad una stabilizzazione del Mediterraneo. Una stabilizzazione che, appunto, parte dalla Siria ma  non si ferma in Siria.








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