2016-09-12 14:09:00

Card. Ravasi: finanza bulimica, economia mondiale da rimodellare


“Verso un’economia più umana e giusta. Un nuovo paradigma economico inclusivo in un contesto di disuguaglianze crescenti”. E’ questo il tema del convegno, che si terrà il prossimo 21 settembre nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura. L’iniziativa è stata presentata, stamani, nella Sala Stampa vaticana. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

E’ il contesto degli eventi del “Cortile dei gentili” - definito un “open space” dal direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke - il prezioso spazio di dialogo per un confronto sull’economia. Al convegno parteciperanno esperti e docenti, tra cui il Premio Nobel per l’Economia 2015, il prof. Angus Deaton. L’obiettivo è di stimolare una riflessione sulle relazioni tra economia e società.

Il card. Ravasi: finanza sempre più bulimica
L’economia ha subito negli ultimi anni profonde trasformazioni. A destare preoccupazione, in particolare, è il legame tra economia a finanza. Il presidente del Pontificio consiglio per la cultura, card. Gianfranco Ravasi:

“ L’economia, come dice appunto questo termine di origine greca, non significa assolutamente la finanza. La finanza, casomai, è uno strumento. Purtroppo, noi assistiamo ai nostri giorni ad una bulimia degli strumenti e ad una anoressia dei fini. L’economia è sostanzialmente – come diceva ripetutamente Amartya Sen - una scienza umanistica: il suo compito è quello di essere il nomos dell’oikia del mondo, la legge della grande casa in cui noi siamo inseriti. E nella grande casa non ci sono soltanto i banchieri o coloro che occupano posizioni apicali a Wall Street. Ci sono anche persone che vivono al livello della sopravvivenza stessa o che sono nella fame. Tutti fanno parte della 'oikonomia' della gestione di questa casa”.

Il presidente Amato: disuguaglianze in crescita
La società, in tutte le sue componenti, ha relazioni con l’economia. Ma la crisi e l’accresciuta complessità dei modelli economici negli ultimi anni hanno reso tali relazioni sempre più intricate. E le conseguenze più negative hanno interessato, soprattutto, le fasce più povere della società alimentando una forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud del mondo. Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio dei ministri e presidente della Fondazione "Cortile dei gentili":

“Nel Cortile io rappresento l’altro versante: quello dei non credenti, che cercano, esattamente come i credenti, in una società che è così cambiata ed è così difficile, il confine tra il giusto e l’ingiusto. Cercano la capacità di cogliere il male dove è il male e il bene dove è il bene. E "verso un’economia più umana e giusta" è uno di quei temi che non hanno bisogno di essere mimetizzati sotto altri. “Nessuno resti indietro”: queste sono le parole di Papa Francesco. E un’economia più umana e giusta serve esattamente a questo. E' sempre accaduto che qualcuno resti indietro, ma è accaduto e sta accadendo in particolare in questi ultimi anni. Il dato più importante, più inquietante, è stata la crescita spaventosa delle diseguaglianze. Questo non è sostenibile”.

L’ambasciatore Mancini: serve un nuovo modello economico
La crescita delle disuguaglianze sta portando allo smantellamento di un paradigma economico che per molti decenni ha orientato le società occidentali. In questo progressivo processo di transizione, la ricerca di un nuovo modello non può prescindere dall’uomo, dalla sua centralità anche nell’ambito economico. L’ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Daniele Mancini:

“Sta cedendo quel modello che era stato vincente dalle istituzioni di Bretton Woods, cioè dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quindi sta cedendo il modello di uno Stato sociale inclusivo, di un contratto che legasse insieme le classi sociali verso obiettivi condivisi. Questa idea comincia oggi ad essere rimessa in discussione. Si parla tanto di 'nuovo umanesimo'. Vedremo che cosa ne sarà. Interroghiamoci su una concezione dell’economia che deve essere al servizio dell’uomo, e non il contrario, un’economia in un mondo globale che è dominato, appunto, dalla complessità”.

Tasso di povertà in calo
Il complesso scenario attuale presenta anche dati confortanti. Secondo recenti studi dell’Onu, a livello globale tra il 1990 e il 2005, il tasso di povertà delle famiglie è sceso di oltre due terzi. Il numero di persone che vivono al di sotto della soglia di estrema povertà è sceso inoltre da quasi due miliardi di persone a circa 836 milioni. Il tasso di mortalità infantile si è dimezzato. Oltre due miliardi e mezzo di persone hanno avuto accesso a fonti di acqua potabile.

Società vulnerabili
Ma gli squilibri sono sempre più destabilizzanti. Sempre secondo recenti studi delle Nazioni Unite, quasi 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame e vivono con meno di due dollari al giorno. Circa l’80% della popolazione mondiale ha diritto a solo il 6% delle cure sanitarie disponibili. Più del 50% della ricchezza globale è posseduta dall’1% della popolazione. In tutti i Paesi, sia nelle società ricche sia in quelle povere, le disuguaglianze possono rivelarsi fonti e cause di crisi.








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