2016-09-14 14:12:00

Ucraina: i ribelli filorussi annunciano una tregua unilaterale


Il leader filorusso dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, ha dichiarato a Rossia 24, che, dalla mezzanotte tra il 14 e il 15 settembre, sospenderanno ogni azione bellica contro i territori ucraini. Nel dare l’annuncio, il leader richiede a Kiev di accettare la tregua, sospendendo a sua volta ogni attacco. Nel caso, l’Ucraina non rispetti il cessate il fuoco, i soldati filorussi saranno autorizzati ad intervenire. Conseguentemente, anche il leader dall'autoproclamata repubblica popolare di Luhansk, ha dichiarato di unirsi alla tregua. Sulla possibilità di una distensione nel conflitto, Maria Carnevali ha intervistato il professore Aldo Ferrari, esperto di Storia della Russia e di geopolitica dello spazio post-sovietico:

R. – In tutti questi mesi le scaramucce, gli scontri, sono stati abbastanza continui. Certo, una dichiarazione di questo genere – la doppia dichiarazione – implicherebbe che almeno da una parte ci sia la volontà di porre fine agli scontri. Bisogna vedere come risponderà la controparte ucraina.

D. – Com’è la situazione socio-politica di Kiev e com’è quella delle Repubbliche popolari autoproclamate?

R. – Le Repubbliche autoproclamate sono in una situazione politica, economica ed umana difficilissima, perché hanno subito durante la guerra violentissimi bombardamenti da parte ucraina e hanno subito una forte emigrazione e moltissimi si sono rifugiati sia in Ucraina sia in Russia. Al potere ci sono dei personaggi che si possono definire in maniera diversa, ma forse il termine che più corrisponde alla nostra mentalità è “avventurieri nazionalisti”. Si tratta di situazioni poi molto difficili, perché l’indipendenza di queste Repubbliche non è riconosciuta da nessuno: vivono in un limbo molto, molto precario. D’altra parte, anche l’Ucraina è in una situazione assai difficile, molto di più di quanto normalmente i media occidentali tendano a dire. La situazione economica è in netto peggioramento, perché questo Paese era prevalentemente integrato economicamente con la Russia e difficilmente potrà trovare una propria via differente. L’emigrazione continua. Le spese militari, seppure supportate dall’Occidente, incidono pesantemente. Insomma, anche Kiev si trova più che sull’orlo di una crisi. Si trovava già in una crisi non ancora apertamente dichiarata per il sostegno politico ed economico di cui ancora gode in Occidente. Quindi una situazione da una parte all’altra assai poco brillante.

D. – Quali sono le dinamiche politiche tra Russia ed Ucraina? La Russia ha interessi nel lasciare in una condizione di congelamento il conflitto?

R. – Purtroppo sì. La Russia ha interesse, perché questi conflitti congelati, nonché l’occupazione della Crimea, sono una sorta di spada di Damocle, che continua a tenere Mosca sull’Ucraina, in particolare impedendone l’ingresso nella Nato, perché nella Nato non possono entrare Paesi che abbiano problemi territoriali nel corpo interno e l’Ucraina ne ha diversi. Il problema, però, è che da anni l’Ucraina, che già è un Paese dilaniato al suo interno, eterogeneo per storia e composizione, è diventato una sorta di campo di battaglia tra le pressioni di Mosca e quelle dell’Occidente, e il Paese ne è lacerato. La soluzione del problema ucraino deve avvenire attraverso una concertazione equilibrata - che sinora non c’è stata - degli interessi di tutte le parti in causa.

D. – Quali potrebbero essere le basi per un accordo che funzioni?

R. – Le opinioni su questo punto sono molto diverse. Esistono già gli accordi di Minsk, che se venissero applicati porterebbero sicuramente seri passi in avanti, ma che non vengono applicati da nessuna delle due parti.

D. – Come sta lavorando l’Osce per una tregua che sia reale?

R. – La questione della tregua, se la prendiamo soltanto dal punto di vista tecnico, non è così complessa. Ma il problema è che le tregue non si rispettano se non c’è forte volontà politica da parte di tutti i contendenti - sia quelli direttamente coinvolti sul terreno che i loro sponsor - di arrivare ad un accordo più ampio. Per ora, l’accordo, è soltanto tra i separatisti e il governo di Kiev e in primo luogo tra Kiev e Mosca e ancora di più tra Mosca, Bruxelles e Washington. Il nodo è questo.

D. – Quali sono quindi i diversi interessi in gioco?

R. – La Russia desidera ricreare attorno a sé una unione economica e tendenzialmente anche politica di buona parte dei territori post sovietici. L’Occidente preferisce invece che i Paesi dell’Europa orientale entrino nell’Unione Europea con quei trattati di associazione, che alcuni hanno già firmato, che sono una sorta di rapporto privilegiato con l’Europa.








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