2016-09-16 13:55:00

Brasile: il punto sulla situazione politico-economica


Il Brasile vive da mesi una profonda crisi politica. Il lungo processo d’impeachment nei confronti della Presidente Dilma Rousseff, conclusosi con la sua rimozione dalla carica, ha posto fine a quattordici anni di governi progressisti nel Paese. Al suo posto, sino alle presidenziali del 2018, il vice Presidente di centro destra Michel Temer. Forti contestazioni popolari hanno accompagnato le vicende. Andrea Walton ha intervistato Luis Fernando Beneduzi, docente di Storia e Istituzioni dell’America Latina presso la Cà Foscari di Venezia, sugli ultimi sviluppi politico-economici nel Paese:

R. – La situazione brasiliana in generale è molto confusa in questo momento. Il governo che ha preso il potere ha utilizzato una strategia istituzionale per arrivarci; c’è quindi una scarsa legittimità. Quindi non riesce ad avere sostegno. Questo è un grande problema, anche perché negli ultimi giorni c’è stata un’azione giudiziaria mossa più da elementi di convinzione che da prove specifiche, e dette e disdette da parte del governo stesso per quanto riguardava per esempio l’orario di lavoro di 12 ore quotidiane o altre proposte che poi sono state ritirate. Quindi la situazione è complicata per la mancata legittimità.

D. - Il nuovo Presidente ha lanciato un piano di privatizzazioni per cercare di rilanciare l’economia del Paese. In cosa consiste questo piano?

R. - Riguarda soprattutto la privatizzazione dei diversi spazi pubblici. Queste misure, in qualche maniera, vanno a colpire i ceti più bassi della popolazione. Questa situazione di apertura ai progetti di privatizzazione era già stato messo in atto negli Anni ’90 dal governo Cardoso e non ha portato dei vantaggi specifici alla popolazione.

D. - Secondo alcuni osservatori è possibile che il nuovo governo possa abbandonare molti dei progetti economici di aiuto ai più poveri iniziati dalle precedenti amministrazioni del Partito dei lavoratori. È una possibilità concreta?

R. - Credo di sì, perché ci sono state delle avvisaglie di questa politica sia nell’ambito della Bolsa Familia, che nell’altro progetto “Minha Casa, Minha vida”, dove sono stati operati dei tagli ai fondi, dirottati su altri tipi di azione del governo. Anche per quanto riguarda l’investimento sull’educazione ci sono stati grossi tagli sia alle agenzie di finanziamento al sistema universitario, sia all’educazione in generale. È molto possibile che ci sia questa continuità di tagli e, quanto meno se non verrà tagliato del tutto, verrà ridotto molto quella che potrebbe essere l’azione sociale effettiva del governo.

D. - C’è il rischio che le proteste popolari contro Temer possano degenerare in qualcosa di più grave?

R. - Quello dipenderà da come verranno controllate. Purtroppo nelle settimane precedenti ci sono stati dei grandi scontri in alcuni Stati brasiliani tra popolazione e polizia che in alcuni casi non ha saputo aver un coordinamento per controllare in un modo meno duro le manifestazioni di strada. Ci sono addirittura casi di giornalisti stranieri che sono stati scambiati per manifestanti ed hanno subito un’azione abbastanza dura da parte della polizia. Quindi esiste una possibilità che la situazione degeneri.








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