2016-09-16 15:00:00

Il commento di don Sanfilippo al Vangelo della Domenica XXV T.O.


Nella 25.ma domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta la parabola dell’amministratore disonesto, in cui Gesù dice:

“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:

“Non potete servire Dio e la ricchezza”. Esiste un criterio sicuro per verificare se serviamo l'uno o l'altro, ovvero: che valore diamo alla persona umana e alla sua dignità rispetto all'acquisizione o all'incremento di ogni forma di ricchezza? La persona umana è il campo di battaglia dove cimentarsi per conoscere la veridicità del nostro servire Dio. Chi sceglie di servire l'uomo si adopera per il rispetto dei suoi diritti, cominciando da quello alla vita, ad avere un padre ed una madre, di ricevere l’annuncio della fede, della vita eterna, di accedere all'istruzione, come il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria fede, di essere considerato più importante degli animali e quello di morire senza eutanasia; costui sta servendo Dio. Chi, invece, per ottenere un qualsiasi vantaggio economico o il prestigio sociale o un consenso elettorale è disposto a chiudere un occhio per non difendere uno solo di questi diritti, sta servendo una ricchezza definita a giusto titolo "ingiusta". Chi per amore a Cristo avrà difeso l'uomo, avrà persecuzioni e false accuse in terra, ma sarà accolto con molta gioia nella casa del Padre, nelle dimore eterne da coloro che avrà servito. Chi avrà preferito l'iniqua ricchezza, forse, riceverà dal maligno benessere e successo in questo mondo, ma rischia, in seguito, di non avere il cielo, per sempre.








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