Studenti e insegnanti hanno iniziato il nuovo anno scolastico “con entusiasmo e partecipazione”, anche se restano “irrisolti” i problemi che da oltre un anno condizionano la vita delle scuole cristiane in Israele. È quanto racconta all'agenzia AsiaNews padre Abdel-Massih Fahim, sacerdote francescano e direttore dell’Ufficio delle scuole cristiane della Custodia di Terra Santa, il quale conferma che “la situazione a livello finanziario è ancora sospesa e i conti peggiorano”. “Il ministero - aggiunge - non ha ancora stanziato i fondi promessi nel 2015. Noi però vogliamo continuare la nostra missione, per questo abbiamo aperto le classi”.
33mila studenti tornati sui banchi di scuola nei 47 Istituti cristiani
In questi giorni sono tornati sui banchi di scuola i 33mila studenti delle scuole
cristiane, tra antichi problemi e nuove sfide in ambito educativo e sociale. La prima
campanella è già suonata in tutte e 47 gli istituti; quest’anno, a differenza dello
scorso, le lezioni hanno preso il via con regolarità, anche se resta aperta la controversia
che, nel settembre 2015, ha portato i vertici della Chiesa di Terra Santa - insieme
a studenti e genitori - a posticipare di quasi un mese l’inizio delle lezioni.
Sconti alle famiglie per superare la crisi
Le scuole cristiane vantano 400 anni di storia e la volontà dei vertici della Chiesa
è di mantenerle aperte. “Già in passato vi sono stati momenti di crisi - prosegue
il sacerdote - e noi siamo convinti di poter superare anche questa. Noi vogliamo continuare,
a dispetto della situazione di crisi finanziaria, tanto che lo scorso anno abbiamo
fatto un ulteriore sconto del 25% alle famiglie”.
La copertura governativa del 34% non basta
In previsione dell’inizio dell’anno scolastico, ciascun istituto “si è arrangiato”
per garantirsi la copertura finanziaria necessaria ma “è una soluzione momentanea”.
“Noi non vogliamo l’elemosina dal governo - aggiunge padre Fahim - ma il rispetto
dei nostri diritti”. I vertici ministeriali hanno proposto una copertura finanziaria
del 34% ma non basta; inoltre, secondo la legge dovrebbero stanziare fondi pari “almeno
al 75% delle spese”. L’idea, aggiunge, è di “far perdere la nostra autonomia, mentre
noi continuiamo a difenderla a spada tratta”.
Per il governo le scuole cristiane sono una eccellenza all’interno del
panorama educativo
La missione delle scuole cristiane è “chiara: educazione uguale per tutti, in un contesto
di dialogo, di confronto e di scambio fra studenti e insegnanti. I problemi economici
con le autorità israeliane non influiscono e non devono influire con questo obiettivo.
E con l’elemento multiculturale e il pluralismo religioso che sono alla base delle
nostre realtà”. Il ministero dell’Istruzione che da un lato non stanzia i fondi per
le scuole, dall’altro riconosce che gli istituti cristiani rappresentano una eccellenza
all’interno del panorama educativo.
60% degli studenti sono cristiani, il 40% musulmani e una piccola parte
ebrei
Ad oggi in Israele vi sono 47 scuole cristiane, che garantiscono istruzione a oltre
33mila bambini, il 60% dei quali cristiani e circa il 40% musulmani, e una piccola
rappresentanza ebraica. Anche fra gli insegnanti (circa 3mila) e il personale non
docente non vi sono solo cristiani, ma pure musulmani ed ebrei. La discriminazione
operata dal governo di Israele è un dato di fatto evidente, se si paragona a quanto
avviene con le scuole ebraiche ultra-ortodosse: esse vengono sovvenzionate in toto
dal governo e non subiscono ispezioni dal ministero dell’Educazione, sebbene non siano
in regola col curriculum degli studi. (R.P.)
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