2016-09-16 11:11:00

Palermo ha ricordato il Beato don Puglisi, prete scomodo alla mafia


Il 15 settembre del '93 Cosa nostra uccise don Pino Puglisi nel giorno del suo 56.mo compleanno. Elevato agli onori degli altari nel 2013 per essere stato ucciso ‘in odium fidei’, era diventato un prete scomodo per la mafia nel degradato quartiere di Brancaccio, a Palermo, dove cominciò la sua opera contro la criminalità organizzata parlando ai giovani e aprendo il "Centro Padre Nostro". Ascoltiamo, da Palermo, il servizio di Alessandra Zaffiro:

In occasione del 23.mo anniversario del martirio di padre Pino Puglisi, l’arcidiocesi di Palermo ha organizzato ieri la “Festa con 3P”, ricordando il modo in cui si firmava il sacerdote. Nel pomeriggio in cattedrale, alla presenza di tante autorità, tra le quali la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, l’arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, che ha celebrato la Messa, durante l’omelia ha detto:

“Don Pino non è un prete antimafia. Dobbiamo averla in forma chiara questa idea. Per questo lui eventualmente è stato temuto: perché è andato alla radice e si va alla radice. Non doveva farsi un nome, non doveva apparire sotto i riflettori, aveva solo un unico obiettivo: che gli altri abbiano vita perché lui ha incontrato il Signore Gesù. La vera forza di testimonianza di don Pino Puglisi – ha spiegato monsignore Lorefice nell’omelia - è questa ferialità della sua vita, questo stare al suo posto, uomo veramente libero, libero, perché di questo si tratta. Oggi siamo in un mondo che ostenta questa parola: libertà, ma don Pino è un uomo che era libero ormai da se stesso, non aveva altri interessi….  Mi sento minuscolo, inconsistente dinnanzi alla sua testimonianza. Ma la via è una: noi non educheremo nessuno, noi non faremo nessun muro, noi non avremo nessuna parola positiva per bloccare ogni mentalità mafiosa, ogni illegalità, ogni potere occulto, se non ritorniamo a riconquistare questa libertà, quella interiore, quella del cuore. Questo è il senso vero del servizio politico, questo è il vero senso di chi ha un compito educativo, questo è il vero servizio per noi preti. Noi  - ha aggiunto l’arcivescovo di Palermo - abbiamo questo confratello, noi abbiamo l’obbligo, il dovere di continuare nella ferialità della nostra vita, questo continuo lavorio del rinnegamento delle nostre piccole o grandi ambizioni... Alla luce della Pasqua del Signore noi guardiamo in tutto il Suo fulgore, la vita di questo nostro fratello che sembra assente ma è qui, in mezzo a noi, non perché abbiamo la sua reliquia, ma perché lui non può che essere partecipe di quella vita che è deflagrata in quel giorno di Pasqua, in quel giorno in cui il Sepolcro del Gòlgota è stato vinto e il Crocifisso oggi, per noi, è il Vivente, il Risorto in mezzo a noi".

In cattedrale anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti:

“Che meraviglia che un sacerdote di questa meravigliosa terra sia Beato e testimoni veramente con la Parola di Dio, che è una parola difficile, scomoda, provocante, che ci invita tutti a metterci di più in gioco, ad avere il coraggio di avere più coraggio tutti”.

In serata, sul sagrato della cattedrale, la “Festa con 3P”, pensata per la cittadinanza e i più giovani, che ha visto sul palco Moni Ovadia, musicisti, ballerini, attori e volontari  clown che operano negli ospedali.








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