2016-09-17 11:30:00

Il vescovo di Assisi: credenti e non credenti insieme per la pace


Inizia questa domenica ad Assisi l'Incontro internazionale "Sete di Pace: religioni e culture in dialogo", organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi della città umbra e dalle Famiglie francescane. Tre giorni di incontri che si tengono nel trentennale della storica Giornata di Preghiera per la Pace (il 27 ottobre del 1986) voluta da San Giovanni Paolo II. Partecipano oltre 450 tra leader religiosi e rappresentanti di istituzioni e del mondo della cultura. Martedì 20 settembre l’atteso arrivo di Papa Francesco. Il nostro inviato ad Assisi Massimiliano Menichetti:

Tutto è pronto qui ad Assisi: ancora una volta, la terra di San Francesco accoglie la volontà d’incontro e confronto che in questo luogo, quest’anno, si chiama: “Sete di pace”. Sono passati trent’anni dalla storica Giornata di Preghiera per la Pace voluta da San Giovanni Paolo II, ma le sue parole sono vere ancora oggi:

“La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace”.

Significati e sfide che hanno attraversato il tempo riflettendosi, sviluppandosi e consegnandosi anche grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio ai leader religiosi, rappresentanti di istituzioni, della cultura, dell’economia. Il mondo, in questi anni, ha visto cadere il “Muro di Berlino”, la fine della “guerra fredda”, ma anche l’accendersi di altri conflitti come la guerra nei Balcani in Ucraina, in Siria, la morte di migliaia di migranti o la crescente minaccia del terrorismo. Ma la pace è e rimane la via, come ha ribadito anche Benedetto XVI, sempre ad Assisi il 27 ottobre 2011, nel 25.mo della giornata:

“Vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere pellegrini della verità, pellegrini della pace”.

E tanta è l’attesa per questa domenica quando i testimoni della pace inizieranno ad incontrarsi: interverranno in 29 panel, sessioni di lavoro e condivisione. Martedì l’abbraccio di Assisi, di tutti, sarà per Papa Francesco, poi la lettura e la consegna alle Nazioni dell’Appello per la pace 2016.

 

Domenica pomeriggio ci sarà l'avvio dei lavori alla presenza del capo di Stato Sergio Mattarella, la mattina presiederà la solenne celebrazione Eucaristica il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Su questo evento ascoltiamo il presule ai nostri microfoni:

R. – C'è una grande partecipazione; sto cercando adesso di organizzare tutto il necessario per l’accoglienza degli ospiti e dei tanti che vorranno prendere parte ai singoli momenti della tre-giorni.

D. – “Sete di pace: religioni e culture in dialogo”. Lei ha ribadito: un incontro importantissimo in un mondo ormai del tutto globalizzato …

R. – Le sfida sono evidentemente tutte le situazioni di tensioni, di guerre e di conflittualità nelle diverse regioni del mondo. E’ un mondo globalizzato in cui però non si è globalizzata la solidarietà e sembra davvero così difficile individuare il bandolo della costruzione della pace. Sono tre giorni in cui tutti gli uomini, credenti ma anche non credenti, aperti - aperti al dialogo, aperti al mistero – si vogliono incontrare per dire un “no”, un “no” deciso a ogni forma di violenza, di guerra e per dire un “sì” alla cultura dell’incontro, del dialogo.

D. – Un incontro, quello di Assisi, che è passato attraverso tre Papi; ci sarà anche Papa Francesco …

R. – Il Papa sicuramente porterà l’impegno di tutta la Chiesa cattolica a procedere, come sta facendo, nella direzione della costruzione della pace e del dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. Naturalmente, da credenti, da cristiani, qui, poi, ad Assisi, con la testimonianza di Francesco noi porteremo anche lo specifico cristiano. Non va dimenticato che questa giornata nacque nel 1986 e tale deve restare: una giornata di preghiera e dunque il valore della preghiera. Di fronte alla difficoltà di costruire la pace, non c’è che la grazia che ci possa realmente accompagnare aprendo i cuori. Poi, tutte le iniziative necessarie sul versante politico, economico, culturale … Ma abbiamo bisogno di rivolgerci a Dio, al suo Santo Spirito perché ci tocchi i cuori.

D. – Domenica alla solenne celebrazione eucaristica che lei presiederà, cosa dirà? Il cuore del suo messaggio …

R. – La Parola di Dio mi aiuterà perché sarà un discorso sulla ricchezza; si ricorderà che non si possono servire due padroni e in ogni caso, la ricchezza materiale serve per aprire il cuore ai fratelli in difficoltà, e dunque non c’è dialogo che tenga là dove non c’è apertura di cuori, di mente, accoglienza … E la Chiesa dev’essere in prima linea, è la Chiesa di Gesù che si fa ritrovare, quasi ci dà appuntamento nei più poveri: bisogna che essi vengano posti al centro della nostra attenzione, del nostro amore.

Saranno tre giorni in cui con forza si ribadirà che le religioni costruiscono la pace e non la violenza dice Augusto D'angelo della Comunità di Sant'Egidio, il quale sottolinea anche che si sta lavorando agli ultimi preparativi:

R. – Direi che i preparativi per questo 30.mo anniversario vanno benissimo: si lavora di gran lena, ma si lavora fortemente contenti perché ci si rende conto che è un momento importante. Poi la presenza del presidente Mattarella domani e di Papa Francesco nella giornata conclusiva ci riempiono di felicità. Saranno giornate molto belle ed interessanti in cui imparare tante cose nuove e scoprire che gli uomini religiosi possono diventare amici e far da modello a tutti gli altri. Perché in fondo oggi in Europa, per esempio, c’è un grosso problema di integrazione; e il conoscersi reciprocamente, il rispettarsi e lo stimarsi a vicenda possono essere un veicolo di grande integrazione.

D. – La sfida è riunire le religioni e le culture di tutto il mondo, che si pongono in una dimensione di dialogo: qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere in questo 30.mo così carico di aspettativa?

R. – Direi che l’obiettivo principale è quello di dimostrare ancora una volta che le religioni possono dialogare tra di loro; che ci deve essere un senso unitivo nel mondo piuttosto di seguire le voci che chiamano alla divisione e al porsi gli uni contro gli altri.

D. – Vengono chiamati “panel” questi luoghi dove ci si incontra e ci si confronta. Molti dicono che la prossimità più bella è quella che c’è anche nei vicoli di Assisi, dove poi tutte queste persone si ritrovano in maniera informale e in realtà tessono un dialogo, un incontro vero…

R. – È così e direi di più. Da un lato, i panel servono a conoscersi reciprocamente e a far presente al pubblico che queste realtà man mano si avvicinano su tanti problemi fondamentali. Dall’altro, è anche vero che l’amicizia e le connessioni che nascono tra i diversi capi delle diverse religioni, in quei vicoli che tu citavi, sono importanti perché in fondo, conoscendosi, cresce la fiducia reciproca, la conoscenza reciproca, il rispetto reciproco, e crescono le occasioni per poter collaborare su tanti temi importanti per tutte le religioni.

D. – Qual è l’augurio della comunità per questo evento?

R. – Che questo evento possa essere molto importante proprio nel ribadire, come si fece 30 anni fa con San Giovanni Paolo II, che anche in un clima di conflitti – all’epoca c’era la Guerra Fredda, mentre oggi i conflitti sono spezzettati – gli uomini di religione assieme possono trovare delle vie di pace. Cioè le religioni possono essere o la benzina che innaffia e fa incendiare maggiormente i conflitti oppure l’acqua che li spegne. Io penso che si dimostri che possano essere l’acqua che li spegne.








All the contents on this site are copyrighted ©.