2016-09-17 16:30:00

Elezioni a Berlino: la Merkel verso una nuova sconfitta


Questa domenica si svolgono le elezioni per il rinnovo del Parlamento del Land di Berlino, in una fase d’instabilità e incertezza per la politica tedesca. I grandi partiti tradizionali, la Cdu di centro-destra e la Spd di centro-sinistra, sono in calo di consensi mentre sono in crescita la sinistra radicale, il partito della Linke e quello della destra, l’Afd. Andrea Walton ne ha parlato con Christian Blasberg, professore di Contemporary History presso la Luiss Guido Carli, iniziando dalla possibile performance del partito della cancelliera Merkel, la Cdu:

R. – Si è visto già nelle precedenti elezioni nelle altre Regioni che la Cdu è in un trend molto negativo in questo momento. C’è chi pensa quindi che la Cdu arriverà al 18 percento circa e potrebbe addirittura finire dietro il Partito dei Verdi, i quali, in alcuni sondaggi, sono quotati ancora più in alto della Cdu. Quindi queste elezioni saranno sicuramente un’altra delusione per la cancelliera Merkel.

D. – Quale risultato potrebbe emergere dalle urne?

R. – La cosa interessante è che tutti i grandi partiti, oltre a quelli tradizionali, sono in perdita. Anche la Spd, che ha guidato il governo del Land di Berlino, è quotata in diminuzione. Quindi sono in una crisi generale. Quando si fa un calcolo sulle possibili coalizioni di governo che potrebbero farsi a Berlino, bisogna probabilmente arrivare ad una coalizione a tre partiti: magari Cdu e Spd insieme, che negli ultimi anni hanno già governato insieme, e che però devono trovarsi addirittura un terzo partner, cosa che non è mai accaduta da nessuna parte in Germania. Si parla dei Verdi o dei Liberali, oppure anche di un governo tra la Spd, i Verdi e il Partito della Linke, cioè la Sinistra post-comunista.

D. – Secondo lei, al netto di un risultato positivo nelle elezioni, fin dove può spingersi l’Afd, il nuovo partito di destra radicale tedesco?

R. – Sicuramente rimane un partito di opposizione. Il problema in Germania è come trattare l’Afd: l’Afd è un fenomeno abbastanza recente, degli ultimi due anni: i grandi successi sono cominciati l’anno scorso con la crisi migratoria. Sicuramente, qualcuno parlava del fatto che un partito del genere avrebbe dovuto partecipare alla responsabilità di governo, ossia che bisognasse includerlo in qualche governo. Questo ovviamente è un passo – quello di includere l’Afd nel governo – che i grandi partiti non vogliono fare, però si comincia a parlarne. Quindi se l’Afd si stabilizza ulteriormente, forse il prossimo anno o in quelli a venire potrebbe anche essere un elemento che, per togliere un po’ il peso di protesta e di opposizione, e per radunare tutti gli scontenti della politica, potrebbe essere incluso in qualche governo.

D. – Quali potrebbero essere le ripercussioni a livello nazionale del voto locale di Berlino?

R. – A livello nazionale, continuano sicuramente le discussioni che vediamo già da alcuni mesi. Certamente la prima scossa è stata quella del marzo scorso, quando la politica sulla migrazione è stata sconfessata dagli elettori in diverse Regioni. Da allora, si vede questo trend al ribasso della Cdu - la crisi della Cdu - e anche di quello che potremmo chiamare come il suo “partito-sorella”: la Csu in Baviera. Di sicuro questa crisi continuerà e si continua a discutere. Bisogna vedere poi il settembre prossimo, quando ci saranno le elezioni federali. Tutto quello che succede in questo momento è visto come una indicazione di quello che potrebbe succedere di qui fino alle elezioni. Si parla anche addirittura della successione della cancelliera Merkel, che non è più la leader indiscussa del suo partito; ma sono stati fatti alcuni nomi per una possibile successione. Si discute sulla possibilità che non si ripresenti alle elezioni del 2017 oppure, nel caso in cui la crisi si aggravi ulteriormente, sul fatto che potrebbe dare le dimissioni anche prima. Quindi sono cose che non vedevamo da tanto tempo in Germania. È un’elezione che a prima vista sembra piccola - in un Land che non è il più grande, quello di Berlino – e che alla fine potrebbe comportare tutta una serie di conseguenze a livelli anche molto più alti.








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