2016-09-18 13:38:00

Colletta della Cei per le popolazioni colpite dal sisma


Ieri, in tutte le chiese italiane, si tiene la colletta nazionale promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per aiutare le comunità delle diocesi del centro Italia colpite dal terremoto la notte del 24 agosto. Ascoltiamo il commento del vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, raccolto da Marina Tomarro:

R. – E’ un modo per dare continuità a quel grande coinvolgimento emotivo che, all’indomani del 24 agosto, ha attraversato tutta la penisola e che richiede però adesso una capacità di progettazione e di risorse che deve essere altrettanto esplicita. La colletta, che fa seguito a tante forme di aiuti che sono qui pervenute da ogni parte d’Italia, è un'ulteriore forma per dare concretezza a questo desiderio di guardare avanti e naturalmente, siccome la ricostruzione è un processo di lungo periodo, perché nessuno è così ingenuo da pensare che si possano in un attimo garantire risorse più che sufficienti, che è la condizione per poter guardare avanti con un po’ più di serenità. Questa della colletta è anche un modo per esprimere la condivisione del dramma dei terremotati che non può essere circoscritto al cratere del sisma, ma coinvolge tutto il nostro Paese perché la comunicazione pubblica ci ha resi tutti partecipi di questo dramma che purtroppo continua ad affliggere tante persone che sono state private dei loro affetti più cari, che hanno visto sbriciolarsi tutto ciò che avevano costruito in un’intera esistenza.

D. – Attualmente, qual è la situazione?

R. – La situazione attualmente è quella del passaggio dalle tende a una situazione che per alcuni mesi sarà presso residence o case prese in affitto per consentire alla Protezione Civile di approntare le necessarie premesse in vista dei moduli prefabbricati. E quindi diciamo che le tendopoli stanno progressivamente spopolandosi e in questo momento si sta cercando di individuare tutte le possibili soluzioni alternative alla tenda, sia – appunto – in residence della Riviera Adriatica o anche nell’entroterra reatino o attraverso case prese in affitto nelle zone limitrofe.

D. – Da qualche giorno è ripresa anche la scuola: in qualche modo può essere anche un aiuto per un ritorno verso la vita normale?

R. – La scuola era un test importante, perché dal numero degli alunni iscritti realmente si sarebbe capito anche il numero delle famiglie rimaste in loco, che sono circa 178. I bambini, gli adolescenti e i giovani delle varie fasce scolastiche – materna, elementare, media e liceo scientifico – rappresentano un numero significativo per queste zone a densità piuttosto bassa, dal punto di vista della popolazione. E, comunque, la grande realizzazione della scuola e anche di tutte le necessarie convergenze che si sono stabilite tra le istituzioni culturali, scolastiche e anche politiche creano le premesse per una ripresa della vita quotidiana e credo che questo sia soprattutto un grande invito alla speranza: se i bambini e i ragazzi ricominciano a crescere e a imparare, c’è speranza un po’ anche per tutto il resto.

D. – Lei ha la possibilità di parlare con queste persone: come stanno vivendo adesso?

R. – Intanto c’è un trauma che non è affatto superato, che è quello per cui tutti quelli che hanno vissuto quegli interminabili secondi vivono con un retro-pensiero che si fa strada ogniqualvolta si ripresenta, con lo sciame sismico, qualche situazione che lo richiami. C’è un dato psicologico che non va dato per superato: si fa fatica a prendere sonno anche se si sta sotto le tende, e questo anche per il persistere di queste scosse che sono state a tutt’oggi infinite. Poi c’è il lutto delle persone che hanno visto distrutta la propria famiglia e quindi occorre, secondo me, aiutare le persone a sanare questa ferita e questo non è un processo che va dato per scontato. E infine c’è la necessità di avere degli spazi comuni che possano in qualche modo ricreare quella dimensione comunitaria che era tipica di centri così piccoli e che adesso invece occorre ricreare.








All the contents on this site are copyrighted ©.