2016-09-19 13:07:00

Repubblica Centrafricana: civili uccisi dalle milizie Seleka


La Repubblica Centrafricana, Paese tra i più poveri del mondo, reduce da anni di guerra civile tra le milizie Seleka e quelle “Anti-Balaka”, cerca di riconquistare un po’ di stabilità anche grazie all’aiuto della comunità internazionale. Dall'aprile 2014 la Minusca, una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite composta da forze militari dell'Unione Africana, ha il compito di vigilare sulla sicurezza dei civili. Il nuovo governo, guidato dal Presidente Faustin-Archange Touadéra non esercita un controllo stabile sul territorio e le milizie sono ancora parzialmente attive. Venti persone sono state uccise nel Nord del Paese da membri della Seleka nella giornata di venerdì. Andrea Walton ha intervistato padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano da anni presente sul territorio, sull’attuale situazione politica della nazione:

R. – C’è sempre molta attesa che però sta continuando a essere delusa perché non si vedono grossi cambiamenti. Questo fatto si inserisce in un contesto dove praticamente due terzi del Paese sono ancora in mano a bande delle milizie del Seleka o di anti-Balaka, quindi c’è ancora molta insicurezza in gran parte del Paese e non si vedono – e questo lo lamentiamo da mesi – reazioni, né dalla parte del governo né dalla parte dei Caschi blu della Minusca.

D. – In quali zone il governo centrale riesce a esercitare un controllo più forte sul territorio nazionale?

R. – Direi che siamo in parte della capitale, e poi nel resto c’è una presenza, e ci sono le autorità, ma poi queste autorità hanno ancora pochissima credibilità, si limitano a constatare i fatti e poi sperano che non tocchi a loro.

D. – C’è rischio che si riaccenda la miccia del conflitto tra le milizie Seleka e quelle anti-Balaka?

R. – In certe zone sì, ed è già abbastanza un dato di fatto. Comunque, anche dove la situazione è relativamente più tranquilla, la sicurezza è ancora di là da venire. Venerdì sono andato a celebrare delle professioni religiose dei ragazzi che entrano in noviziato; sulla strada ci sono queste barriere e in una c’era un militare con una mezza divisa che minacciava la gente … Purtroppo, quello che fa paura è che non è che sia cambiato molto da prima della guerra ad adesso, quindi le autorità e le forze dell’ordine sono ancora molto, molto indisciplinate e quindi ne approfittano, si fanno corrompere …

D. – Cosa ci si aspetta dalla comunità internazionale?

R. – La comunità internazionale ha fatto abbastanza … magari si poteva fare meglio; adesso c’è un governo, però poi non è che sia la soluzione a tutti i mali del Paese. Il problema, per conto mio, è soprattutto la parte centrafricana che deve impadronirsi della situazione. Qualche piccolo segno di speranza c’è, però siamo ancora in un Paese dove non esiste un vero e proprio governo. In questi giorni si stanno aprendo le scuole: di per sé c’è una data ufficiale, ma poi le scuole aprono quando è possibile, come sempre, purtroppo.

D. – Quali sono quindi le condizioni di vita della popolazione civile?

R. – Diciamo che in linea di massima c’è un po’più di tranquillità, un po’ più di sicurezza; però ci sono casi di delinquenza e criminalità e non sono mai sanzionati, mai puniti; i trasporti e quindi anche i commerci sono ancora molto fragili e quindi il costo della vita è sempre abbastanza alto e si fa fatica ad avere generi di prima necessità, carburante, riso, olio … Soprattutto per la gente più povera, è difficile …








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