2016-09-20 16:00:00

Ccee a Sarajevo: attualità della misericordia oggi in Europa


Misericordia “significa non scappare dal dolore, dalle ingiustizie e dalle molteplici sofferenze del nostro tempo ma renderle occasioni di speranza e di salvezza attraverso l’amore cristiano. In qualsiasi opera di misericordia, è la persona umana, nella sua dignità e nella sua integrità, il punto di partenza e il fine dell’azione della Chiesa”: è quanto emerso, secondo una nota emessa ieri dal Ccee, all’incontro promosso dal Consiglio degli episcopati europei a Sarajevo (15-18 settembre), sulle “Opere di misericordia oggi in Europa”. L’appuntamento, organizzato dalla commissione Ccee Caritas in Veritate, in collaborazione con la Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina, si è rivelato “l’occasione per una riflessione sull’urgenza, l’attualità della misericordia oggi in Europa e le diverse forme d’impegno della Chiesa”. 

Al centro dell’azione della Chiesa sta la persona umana
I lavori hanno visto diversi momenti di riflessione e di testimonianza che hanno mostrato come “al centro dell’azione della Chiesa sta la persona umana. Non è a un anonimo individuo, ma è alla persona, nel limite del suo essere creatura sempre bisognosa di relazioni non solo umane e di sperimentare l’amore di Dio, verso cui si china la Chiesa quando dà da mangiare attraverso il Banco alimentare, quando visita le carceri, quando accoglie il migrante o il rifugiato, quando cura e visita l’ammalato, quando seppellisce i defunti, quando difende il lavoro dignitoso o porta nel mondo della politica il ricco patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa”. 

Per il cristiano non è possibile separare le opere dalla propria fede
“In un tempo di grandi sfide, appare quanto mai urgente ridare speranza all’Europa. Questo è possibile attraverso una presenza che viva un amore cristiano evangelizzato che non si riduce a puro sentimentalismo. Allo stesso tempo, i partecipanti – si legge in una nota – hanno più volte rilevato come la privatizzazione della fede nei Paesi secolarizzati ha spesso portato a una spaccatura tra le opere di misericordia spirituali e quelle materiali, in quanto le opere materiali, percepite come espressione pubblica della propria fede, non vengono sempre ben accolte dalle istituzioni secolari. Non di rado, infatti, l’apparato giuridico e amministrativo messo in campo dai Governi in Europa, pur apprezzando l’immenso servizio che le varie organizzazioni ecclesiali rendono all’intera società, sembrano voler ridurre l’impegno cristiano a mera filantropia privandolo dal suo riferimento religioso”. Se la Chiesa “condanna chiaramente un’attività caritatevole subordinata e motivata dal mero proselitismo, ricorda tuttavia che, per il cristiano, non è possibile separare le opere dalla propria fede, in quanto è proprio la persona di Cristo ad esserne fonte e sostegno”.

Papa Francesco: annunciare il Vangelo a quanti hanno smarrito l’orientamento della loro vita
Nel suo messaggio ai partecipanti, Papa Francesco ha ricordato il bisogno di “contribuire alla rinascita dell’Europa” e a sognare “un nuovo umanesimo europeo” incoraggiando i “rappresentanti dell’episcopato europeo, a coinvolgere sempre più le comunità e le diverse realtà caritative e assistenziali nell’impegno ad annunciare il Vangelo a quanti hanno smarrito per varie cause l’orientamento della loro vita”. 

Lavorare insieme alla persona in difficoltà, impegnando l’intera comunità
A Sarajevo, i responsabili degli organismi ecclesiali hanno anche ricordato come, di fronte alle varie forme di povertà, materiali e spirituali, sia necessario “non solo rispondere all’urgenza dettata dalla sofferenza, fornendo un servizio o una presenza che possa alleviare il dolore del momento, ma piuttosto lavorare insieme alla persona in difficoltà, impegnando l’intera comunità”. 

Scuola per l’Europa, una delle sei opere di misericordia visitate a Sarajevo
Infine, a Sarajevo, città emblematica del nostro tempo per le molteplici sofferenze subite e le ferite ancora aperte da un conflitto durato anni e da accordi – quali quelli di Dayton – “che stanno favorendo una politica dell’inerzia e discriminatoria su base etnica, la misericordia della Chiesa è manifestata da numerose opere, come quella della Scuola per l’Europa, una delle sei opere di misericordia visitate dai partecipanti, aperta durante il conflitto, per testimoniare che la guerra non era una necessità, né la separazione etnica una fatalità, ma che la convivenza pacifica era ed è sempre possibile”. (R.P.)








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