2016-09-20 18:26:00

Il Papa: i cristiani siano uniti nella compassione per i sofferenti


Le vittime delle guerre implorano la pace. No al silenzio dell'indifferenza: dai fedeli sgorghi compassione. E’ questo, in sintesi, il forte richiamo espresso dal Papa nella meditazione della Preghiera ecumenica dei vari rappresentanti cristiani, tenutasi nella Basilica Inferiore di San Francesco, dove si trova la tomba del Poverello d’Assisi. I leader delle diverse religioni si sono riuniti a pregare in luoghi differenti per poi ritrovarsi insieme nell'incontro conclusivo di pace. Il servizio di Debora Donnini:

“Ho sete”. Quella di Gesù sulla croce è una sete d’acqua ma soprattutto d’amore. Le sue parole riecheggiano nella Basilica Inferiore di San Francesco, così come nella drammatica attualità. "Ho sete". Parole che ci interpellano, dice il Papa, e domandano risposte concrete. Parole nelle quali “possiamo sentire la voce dei sofferenti”, “il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo”:

“Implorano pace le vittime delle guerre, che inquinano i popoli di odio e la Terra di armi, implorano pace i nostri fratelli e sorelle che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati di ogni cosa. Tutti costoro sono fratelli e sorelle del Crocifisso, piccoli del suo Regno, membra ferite e riarse della sua carne. Hanno sete. Ma a loro viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto".

Troppe volte essi incontrano “il silenzio assordante dell’indifferenza” o “la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale di televisione”.

Estinguere la sete d'amore di Gesù con l'amore per i poveri
“L’Amore non è amato”: secondo alcuni questa era la realtà che turbava San Francesco. Anche Madre Teresa, ricorda il Papa, ha voluto che nelle cappelle delle sue comunità vicino al Crocifisso ci fosse scritto: “Ho sete”:

“Estinguere la sete d’amore di Gesù sulla croce mediante il servizio ai più poveri tra i poveri è stata la sua risposta. Il Signore è infatti dissetato dal nostro amore compassionevole, è consolato quando, in nome Suo, ci chiniamo sulle miserie altrui”.

Francesco ricorda dunque che i cristiani di fronte a Cristo crocifisso sono chiamati a riversare misericordia sul mondo. Sulla croce, albero di vita, il male è stato trasformato in bene così anche i cristiani sono chiamati a essere “alberi di vita” che assorbono l’inquinamento dell’indifferenza e restituiscono “l’ossigeno dell’amore”. E come dal fianco di Cristo uscì acqua così, dice il Papa, “da noi suoi fedeli esca compassione”. Accostandoci a quanti vivono da crocifissi, sottolinea, “cresceranno ancora più l’armonia e la comunione fra noi”. “Egli infatti è la nostra pace”. Quindi l'auspicio conclusivo del Papa:

"Ci custodisca tutti nell’amore e ci raccolga nell’unità, nella quale siamo in cammino, perché diventiamo quello che Lui desidera: 'una sola cosa'". 

Sulla necessità di una “testimonianza di comunione”, si è soffermato, prima della meditazione del Papa, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. A intervenire all'inizio anche l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. “Siamo chiamati ad essere la voce di Cristo per i senza speranza”, ha detto.

Le 27 candele: una per ogni paese segnato da conflitti
I rappresentanti delle confessioni cristiane si uniscono dunque al Papa nella preghiera per la pace. Un incontro suggellato da un momento toccante, accompagnato dal canto e dalla preghiera. E' stata accesa una candela per ciascun Paese che vive una situazione di guerra: dalla Siria al Gabon fino al Centroamerica. In tutto 27 candele per illuminare di speranza un mondo oscurato dalla guerra.








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