2016-09-21 13:18:00

Alzheimer. Papa: "ricordarsi" dei malati e delle famiglie


Oggi si celebra la XXIII Giornata Mondiale dell’Alzheimer con il tema “Ricordati di me” e il Santo Padre ha colto l’occasione, all’udienza generale di questa mattina, per chiedere a tutti, seguendo gli esempi di Gesù e Maria, di “ricordarsi” di chi soffre di questa malattia, dei loro familiari e di coloro che ne curano, con amore, i bisogni facendo sentire la propria vicinanza. Questa forma di demenza degenerativa colpisce il 5% delle persone con più di 60 anni e il numero degli italiani che ne soffre è in crescita: 600 mila rispetto ai 520 mila del 2006. Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti vivono 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. Andrea Walton ha intervistato Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, iniziando col chiederle dell’importanza che hanno i familiari per i malati:

R. – Il ruolo dei familiari è essenziale. Essenziale proprio in questo periodo in cui il welfare in Italia si è rimpicciolito. I familiari delle persone con demenza già prima venivano scarsamente considerati, ora è ancora più difficile. Il familiare, al di là di queste cose, è importante perché è la persona che conosce meglio il malato e la persona con demenza ha bisogno di un ambiente sereno e uniforme, lo stesso in cui ha sempre vissuto. Questo non toglie che ci siano altre persone che possano assistere questi malati: le badanti, delle persone che possono affiancare la famiglia oppure, quando la famiglia non ce la fa veramente più, la casa di riposo, la struttura protetta.

D. – Il Comune di Abbiategrasso ha intenzione di diventare il primo Comune a misura di persone affette da demenza: quanto conta il supporto sociale, anche a livello di comunità, per aiutare i familiari e i malati?

R. – Io dico che è importantissimo. Non è senz’altro la cura definitiva della malattia – non si pensa di guarire il malato – ma se noi riusciamo, se una comunità riesce a mettersi in gioco, ad accettare, capire e accogliere la persona con demenza, quest’ultima, e di conseguenza anche la sua famiglia, si sente più accettata e un po’ meglio. È un aiuto che si cerca di dare al malato e alla sua famiglia.

D. – Qual è la qualità della vita di un paziente trattato adeguatamente?

R. – “Trattato adeguatamente” significa che intorno a lui si crei un ambiente amichevole, come dicevo. E devono essere dati aiuto e supporto a tutte le persone che se ne prendono cura perché la cura, l’assistenza, a un malato di Alzheimer è stressante. Come la malattia di Alzheimer è devastante per il malato, lo è altrettanto per chi se ne prende cura. Infatti ci sono delle ricerche proprio su questo: i familiari dei malati di Alzheimer si ammalano più spesso e hanno anche malattie importanti. Quindi è molto, molto importante che siano seguiti e aiutati come purtroppo ora in Italia succede solo in alcune “oasi” – io le chiamo così – in cui ci sono servizi, la presa in carico del malato e della sua famiglia da qualcuno: una persona piuttosto che una struttura.








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