2016-09-21 14:46:00

Siria: tregua fallita. Accuse reciproche Russia-Usa


Nonostante gli appelli alla tregua in Siria la guerra è ripresa senza esclusione di colpi anzi con particolare violenza contro i convogli umanitari e le postazioni mediche: l’ultimo ad essere stato bombardato è un ospedale vicino ad Aleppo in cui sono morte 13 persone . E tra le superpotenze è scambio di accuse mentre l’Onu ha chiaramente puntato il dito contro Assad. Il servizio di Gabriella Ceraso:

“Nessuno ha ucciso più civili del governo siriano che continua a bombardare quartieri e torturare migliaia di detenuti”. Risuonano ancora forti le accuse dirette ad Assad dal segretario Onu Ban Ki-moon, ieri: 300 mila i morti sulla sua coscienza. A far traboccare il vaso la notizia, del convoglio umanitario colpito lunedì notte alle porte di Aleppo dal cielo: pochi dubbi per l’Onu sulle responsabilità mentre tra Russia e Stati Uniti è tuttora scambio di accuse e Assad, dal canto suo, dice che Washington aggredisce il suo esercito per aiutare l’Is. Impossibile parlare di tregua: dopo altri 13 morti nel bombardamento ieri sera di un ospedale fuori Aleppo. In una settimana la situazione è precipitata. Proprio ieri sarebbe dovuta scattare la fase dei raid congiunti Usa-Russia in vista di una soluzione politica per la Siria. Ma perché? Lo abbiamo chiesto a Massimo Campanini, docente di Storia islamica all’Università di Trento:

R. – Il problema fondamentale è quello di sciogliere il nodo del futuro di Bashar al Assad. Bashar ha resistito: è riuscito a tenere sotto controllo una situazione che sembrava assolutamente pregiudicata; ha tenuto sotto controllo una parte cospicua del territorio e quindi alza la posta del suo futuro e chiaramente è in grado di trovare ascolto presso la Russia.

D. – Ma questa immissione diretta dell’Onu proprio in materia di Bashar al Assad – nel senso che sostanzialmente se ne deve andare – questa entrata a gamba tesa di Ban Ki-moon può avere un ruolo in questo che lei dice è il nodo fondamentale?

R. – L’entrata a gamba tesa di Ban Ki-moon – che comunque è un’entrata schierata, mentre in teoria l’Onu dovrebbe essere super partes  sembra più una presa di posizione personale, un grido di rabbia quasi impotente... Perché poi, considerati i limiti di movimento e anche il funzionamento dell’Onu dal punto di vista operativo, non mi pare che si possa andare molto avanti.

D. – Comunque c’è il gelo confermato, almeno apparentemente, tra Stati Uniti e Russia. La fiducia che sembrava essere scattata è sicuramente calata in una settimana…

R. – Certamente sì. Però, purtroppo, siamo in una situazione molto delicata ed esclusiva. Obama, avendo davanti a sé soltanto un mese di presidenza, non ha nessun reale potere decisionale. Dobbiamo aspettare di vedere se il prossimo presidente sarà Hillary Clinton o Donald Trump. Ed è ovvio che in questa situazione Putin e soprattutto Bashar al Assad cercano di guadagnare terreno il più possibile per poi poter trattare da posizioni di forza.








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