2016-09-21 14:00:00

Vescovi Usa: soluzioni urgenti per i profughi del sud-est asiatico


Non solo profughi siriani e ondate migratorie centroamericane. Esiste una realtà altrettanto drammatica e forse ancor più incredibilmente quasi ignorata dai grandi mezzi d’informazione e dunque sovente anche dalla politica internazionale. È la condizione dei profughi del Sudest asiatico, in particolare la popolazione rohingya (ma anche pakistani e montagnard), vittime di sistematiche violazioni dei diritti umani e dell’ignobile tratta delle persone. Su questa enorme emergenza umanitaria, proprio mentre è in corso a New York l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata proprio al tema dei rifugiati, accende i riflettori l’episcopato cattolico statunitense.

Delegazione Usa in missione nei Paesi coinvolti nel dramma dei profughi
Sul sito in rete dei vescovi americani - riporta l'Osservatore Romano - viene infatti pubblicato in queste ore un report realizzato dal Migration and Refugee Services in cui, appunto, si sollecitano i responsabili della comunità internazionale a ricercare quanto prima soluzioni umanitarie durevoli per i profughi di questa macroregione. Il rapporto, viene reso noto, è stato realizzato al termine di una visita sul campo che una delegazione dell’ufficio migrazioni e rifugiati dell’episcopato ha compiuto recentemente nei Paesi interessati: non solo in Myanmar ma anche in Thailandia, Malaysia, Indonesia e Australia. La delegazione, viene spiegato, ha avuto modo di incontrare bambini non accompagnati, rifugiati, vittime della tratta di esseri umani, governi locali, organizzazioni non governative, leader di comunità per meglio comprendere la situazione e contribuire così a trovare una soluzione alla crisi umanitaria.

Denunciata la grave condizione dei rohingya
In particolare, come accennato, i presuli statunitensi richiamano l’attenzione sulla condizione dei rohingya, una delle minoranze più perseguitate nel mondo, relegati in ghetti o in campi profughi in Bangladesh e sulla zona di confine tra Thailandia e Myanmar. Gravi episodi di persecuzione religiosa — i rohingya sono di fede musulmana — vengono continuamente registrati in Myanmar, dove nello Stato del Rakhine circa 120.000 individui vivono ammassati in più di ottanta campi profughi. Per loro però si spera che la situazione possa presto cambiare in meglio. 

Vescovi Usa aspettano dal governo birmano provvedimenti in favore dei rohingya
Dopo un lungo periodo di regime militare, adesso il Myanmar ha un Governo democraticamente eletto dal quale anche i presuli statunitensi si aspettano provvedimenti concreti in favore dei rohingya. «Mi unisco con i miei fratelli vescovi birmani nella preghiera per la pace, la continuazione delle riforme, la ricostruzione del Paese e per l’assistenza, la protezione, la ricerca di soluzioni definitive per tutti gli sfollati», ha detto mons. Eusebio L. Elizondo, vescovo ausiliare di Seattle e responsabile della Commissione episcopale sulle migrazioni. (I.P.)








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