2016-09-22 15:03:00

E' morto Gian Luigi Rondi, decano dei critici cinematografici


È morto a 94 anni, a Roma, Gian Luigi Rondi, decano dei critici cinematografici, per anni direttore della Mostra del Cinema di Venezia, presidente a vita dell’Ente David di Donatello e dell’Accademia del Cinema italiano. Padre Riccardo Lombardi, sulla Civiltà Cattolica, lo definì “l’inventore del cinema come apostolato”. Ma riascoltiamo Gian Luigi Rondi che ne spiegava il motivo in una recente intervista rilasciata ad Rosario Tronnolone:

R. – Io sono allievo dei Gesuiti, frequento anche adesso e faccio gli Esercizi di Sant’Ignazio ogni anno, prima di Pasqua. Una delle cose che più mi ha colpito nelle meditazioni è quella in cui scrive che bisogna preparare quella che lui chiamava “la composizione di luogo”. Lui diceva: “Componete il luogo su cui poi meditate”. Ed io dicevo: “Vedete un film e sulla base di quelle immagini, cercate di ragionare, non dico sempre di meditare, ma cercate di ragionare”. E questa composizione di luogo che loro applicavano da Gesuiti al cinema fece molta strada, tanto che padre Riccardo ad un certo punto disse: “E’ lui, Gian Luigi, che ha inventato il cineforum”. Perché il cineforum era appunto trovare il mezzo e il film per fare apostolato.

D. – Un suo rimpianto, questo nel 1950, è stato quello di non avere potuto far premiare “Francesco, giullare di Dio” di Rossellini, a Venezia…

R. – Sì, “Francesco, giullare di Dio”, che per me rimane uno dei capolavori del cinema italiano. Io lo vidi nascere, perché accompagnai Rossellini in tutti i conventi francescani. Lui voleva, infatti, dei veri francescani a fare i protagonisti di questo film. Ed io così conobbi fra Nazario che poi è diventato San Francesco nel film. Io lo ritenni veramente il non plus ultra di quello che si poteva fare in campo neorealista con il cinema. Mi battei molto per questo film, ma a quell’epoca erano soprattutto dei laici, degli intellettuali un pochino sofisticati, cui questo linguaggio ancora non aveva fatto presa, e quindi io rimasi in minoranza e il film non fu premiato. E mi ricordo che sul treno incontrai Luigi Chiarini, che era laico e si dichiarava non credente, che mi si avvicinò nello stesso vagone, dicendo: ”Non capisco come, te che sei un cattolico, – lo dimostri e lo scrivi – hai potuto accettare che non si premiasse ‘Francesco’”. Ed io dissi: “Guarda che mi sono battuto fino all’ultimo e non ci sono riuscito”. E lui mi disse: “Io avrei dato le dimissioni da giurato”.








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