2016-09-22 16:18:00

Proseguono le polemiche dopo il no della Raggi alle Olimpiadi


"Teoricamente ci sono diversi piani B: ma non è la strada giusta. Perderemmo credibilità”: lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dopo la cerimonia per il logo degli Europei di calcio 2020, parlando del no della sindaca Raggi alla candidatura di Roma ai Giochi del 2024. 

Molte le polemiche dopo la decisione, annunciata ieri dal sindaco di Roma. Per il sindaco, Virginia Raggi, dire sì ai Giochi sarebbe stato "da irresponsabili" perché sulle spalle dei romani e degli italiani si sarebbero accumulati ulteriori debiti. “L'amministrazione comunale aveva il diritto e il dovere di supervisionare”, il commento oggi del presidente del Coni, Malagò, mentre critiche alla Giunta arrivano dal Pd: “Scappano perché hanno paura”. Una scelta comunque difficile quella a cui si è trovata di fronte la Raggi. Adriana Masotti ha raccolto due commenti, il primo è quello di Francesco Ramella, ordinario di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Torino:

R. – Io penso che la valutazione di dire no alle Olimpiadi sia sostanzialmente corretta e corretta perché abbiamo ormai una esperienza passata e di molti casi in cui il rischio che viene paventato per il futuro, si è poi rivelato una realtà: quasi sempre le stime che vengono fatte prima dell’evento si rivelano poi, a consuntivo, errate e sono errate quasi sempre in termini di sottostima dei costi e, invece, di sovrastima dei benefici. Nell’ultimo evento, quello delle Olimpiadi di Londra nel 2012, si era partiti da una stima iniziale di un costo di circa 2 miliardi di sterline e si è arrivati alla fine, a consultivo, a oltre quasi 15 miliardi. Quindi il rischio – a mio modo di vedere – c’è e nelle condizioni particolari dell’Italia e di oggi di Roma la scelta la trovo del tutto corretta e prudente.

D. – Però, è un momento in cui c’è bisogno anche di rilanciare l’economia. Per quanto riguarda la possibilità di creare nuovi posti di lavoro, che dati abbiamo?

R. – Questo è un argomento che viene spesso portato a sostegno delle candidature olimpiche: nel 2006 la città di Torino ha organizzato le Olimpiadi invernali e se uno va a rivedersi i giornali dell’epoca trova dichiarazioni molto simili: le Olimpiadi volano dell’economia…  Oggi, sono passati alcuni anni e se andiamo a vedere come si è evoluta l’economia di Torino e del Piemonte prima e dopo le Olimpiadi vediamo che questo effetto non c’è stato. Si creano certamente dei posti di lavoro, ma non dobbiamo dimenticarci che parliamo sempre di risorse scarse: quindi se noi finanziamo questo evento, le risorse dobbiamo sottrarle a qualcun altro e a chi? Quindi, a fronte di una possibile creazione di nuovi posti di lavoro, c’è l’effetto che non si vede e cioè che lavori in altri settori non vengono creati o vengono distrutti.

D. – Un altro motivo, espresso dalla Raggi, è il non voler trasformare un evento sportivo in nuove colate di cemento sulla città. “No alle Olimpiadi del mattone”, ha detto...

R. – Questo è vero, ma  non è una certezza... Ieri ho sentito la conferenza stampa del presidente del Coni e una contro-obiezione era: perché le cose dovrebbero andare male in questo caso? Noi potremmo dimostrare, invece, che le cose possono anche andare bene. Dal mio punto di vista è un problema di incentivi: il punto è che è vero che non possiamo dire con certezza che le cose andranno male o che si faranno delle costruzioni non utili, ma proviamo a farci questa domanda: nel caso si decidesse di organizzare le Olimpiadi e i costi crescono e i benefici sono più ridotti, chi risponde della scelta? In realtà nessuno sarà chiamato a rispondere e questo è – a mio avviso – l’argomento più forte per essere scettici. C’è un esempio positivo, che è quello di Los Angels: quando il Comitato promotore presentò la sua proposta, il Comune fece obiezioni molto simili a quelle del sindaco di Roma e disse: la proposta può procedere, ma sappiate che non ci saranno contributi pubblici. E questo effettivamente fu un incentivo molto forte per gli organizzatori a contenere i costi e a raccogliere sponsorizzazioni. Fu uno dei pochi eventi in cui il bilancio fu positivo…

D. –  Un po’ l’impressione è questa: per non sbagliare, meglio non fare…

R. – Io direi “per non sbagliare è meglio responsabilizzare, metti i tuoi soldi dove è anche la tua opinione”. Non dovrebbe essere coinvolta, a mio modo di vedere, la collettività…

D. – Lo dicevo anche in riferimento alla trasparenza, alla gestione dei fondi, i lavori, gli appalti… C’è forse un po’ di paura di non riuscire a gestire bene quest’evento...

R. – Purtroppo, il passato ci dice che quando risorse ingenti vanno nelle mani di persone che non ne rispondono, se poi i costi raddoppiano a chi il contribuente italiano potrà chiedere conto?

D. – Lei teme per il danno erariale che il Comune dovrà eventualmente affrontare se dovesse rimborsare il Coni per le spese già sostenute nei mesi scorsi per la promozione della candidatura di Roma?

R. – Come battuta posso dirle: da contribuente italiano preferisco pagare 50 centesimi per persona di danno erariale che non dover pagare qualche centinaia di euro per realizzare i Giochi…

Il secondo parere è quello di Vincenzo Atella, direttore del Ceis di Tor Vergata e docente di Economia alla stessa Università romana:

R. – Ovviamente, queste sono scelte molto, molto complesse. In ogni caso bisogna poi rispettare la scelta fatta dal sindaco. Tuttavia, a me viene da dire che questo sembra quasi un totale arrendersi, uno sventolare bandiera bianca e ammettere che, forse, su Roma non si può cambiare, perché comunque c’è sempre questo pericolo e questa paura delle infiltrazioni, della corruzione… Una scelta più coraggiosa sarebbe stata quella di dire: le Olimpiadi sono sicuramente un evento importante. Noi siamo una Giunta nuova, diversa… Siamo entrati con delle idee ben precise, di voler correggere e cambiare, e questo potrebbe essere un ottimo banco di prova per farvi vedere che siamo in grado di controllare e di fare in modo che l’evento sia un evento degno di questo nome e che non dia luogo a tutti quanti i problemi che fino ad oggi hanno caratterizzato l’Italia e Roma in particolare.

D. – Il problema è il rapporto costi e benefici. Noi che dati abbiamo per poter valutare se sono maggiori i benefici o maggiori i costi?

R. – A noi, come Ceis di Tor Vergata, era stato commissionato da parte del Comitato Olimpico uno studio per fare una valutazione economica dei Giochi Olimpici e Paralimpici. I dati che avevamo riportato da un punto di vista economico – e quindi una volta che noi includiamo tutti i benefici, anche di natura sociale, di impatto sul territorio più allargato e non solo su Roma – indicavano risultati abbastanza positivi. Abbiamo visto che, anche assumendo che ci fossero stati degli aumenti non considerati all’inizio, entro certi limiti il progetto comunque si sarebbe mantenuto e avrebbe dato dei risultati positivi. Però, se poi i piani iniziali sono tali per cui gli investimenti raddoppiano, lì non è un problema di robustezza delle stime: è un problema che qualcosa non è andato bene nella gestione del progetto.

D. – Quali sarebbero potuti essere i benefici nel caso del sì alle Olimpiadi?

R. – Innanzitutto, se le cose sono fatte bene, il territorio si ritrova delle infrastrutture notevoli, che in questo momento su Roma mancano abbastanza… Ci sarebbe potuto essere un grande ritorno di immagine, riuscendo, in qualche modo, a dare finalmente una visione diversa di "Roma Capitale" slegata da "Roma ladrona". Ma, ripeto, l’aspetto più importante è che se le strutture fossero state fatte nella maniera giusta, sarebbe stato un capitale strutturale che i cittadini romani avrebbero potuto ritrovarsi. Noi stimavamo che nella fase di cantiere ci sarebbe stata una crescita del Pil per la Regione Lazio del 2.4%, che rispetto alla situazione attuale – che è solo dello 0,4 – sarebbe stata sicuramente una cosa molto positiva. Però, ripeto: lì il controllo della politica avrebbe fatto la differenza e, secondo me, quello sarebbe potuto essere il vero banco di prova di persone che sono andate al governo della Capitale cercando di fare la differenza… Io vorrei aggiungere la seguente cosa: riguardo al tema dell’Olimpiadi – se vediamo anche un po’ i commentatori a livello nazionale – ci sono quelli che dicono che l’Olimpiade è una grossa occasione e quelli che dicono che l’Olimpiade, appunto, è una buona occasione per rubare ancora più soldi. Il modo di interpretare queste cose è nel seguente modo: in presenza di istituzioni che funzionano, l’Olimpiade può essere una buona occasione, in presenza di istituzioni che non funzionano, l’Olimpiade è una occasione per continuare a perpetrare ruberie. Ma non è assolutamente vero che l’una o l’altra fazione abbia necessariamente ragione.








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