2016-09-23 10:44:00

Abio vicina ai bimbi in ospedale, sabato giornata nelle piazze


Migliaia di volontari della fondazione Abio domani, sabato 24, saranno in 150 piazze d'Italia per far conoscere la loro attività quotidiana: stare accanto ai bambini in ospedale. E' questa la dodicesima Giornata Nazionale Abio, con l'obiettivo anche di invitare i cittadini a impegnarsi come volontari o a sostenere l’Associazione con una donazione. A chi farà una donazione sarà regalato un cestino di pere. Alessandro Guarasci ha intervistato il vice presidente dell'associazione, Eugenio Bernardi:

R. – I nostri volontari, per l’appunto, fanno la differenza, nel senso che sono i primi testimoni dell’associazione e sono quelli che possono raccontare meglio che cosa facciamo negli ospedali, cosa facciamo con i bambini, come aiutiamo loro e le loro famiglie. Quindi direi che è una giornata che è nata per sensibilizzare sul nostro volontariato e sulla nostra associazione; e i numeri crescenti di anno in anno ci stanno dando ragione, perché effettivamente la gente partecipa e si interessa.

D. – Bernardi, come sta cambiando e come è cambiata in questi anni la percezione dei medici e degli infermieri nei vostri confronti?

R. – La percezione è cambiata, nel senso che quando l’associazione è nata, una quarantina di anni fa, per i medici non eravamo nulla di più di qualcuno che intratteneva i bambini in ospedale. Oggi come oggi è proprio la figura del volontario che si è molto evoluta; e quindi, di conseguenza, anche la nostra: i nostri volontari sono volontari e rimangono tali, però, prima di arrivare in ospedale accanto a dei bambini e delle famiglie, fanno un corso di formazione che li prepara al volontariato. Un corso di formazione del genere una volta sarebbe stato difficile anche solo da proporre, ma questo è perché noi vogliamo che il volontario sia un volontario “professionista”; e questo corso di formazione lo aiuta in qualche modo a prepararsi a all’impatto sia con la struttura ospedaliera che con il bambino e con tutti i problemi che l’ospedalizzazione di un bambino comporta anche alla famiglia.

D. – Secondo voi, che cosa deve cambiare oggi negli ospedali italiani nell’approccio nei confronti dei bambini?

R. – Quello che dovrebbe cambiare – ma purtroppo questo è un problema di sanità, non di volontariato e di attenzione tra medici e volontari – spesso è la struttura: alcuni ospedali sono vecchi, per cui magari alle volte per i bambini e le loro famiglie è un problema anche l’ospedalizzazione. Abio da qualche anno si batte anche da questo punto di vista, perché da anni promuove la Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale: una carta che riporta i punti essenziali, i diritti fondamentali die bambini in ospedale. E a giorni presenteremo al ministero della Salute un manuale per certificare l’accoglienza in ospedale, e quindi per indicare come, secondo le normative, andrebbe strutturato anche il reparto di pediatria. Detto questo, per fortuna il rapporto tra medici, infermieri e volontari in questi anni è migliorato tantissimo. L’importante per i nostri volontari è sempre ricordarsi che non siamo in casa nostra; quindi loro devono fare il loro servizio, ma con discrezione e tutte le attenzioni del caso. 








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