2016-09-24 12:08:00

Strage Nizza. Papa a familiari delle vittime: disarmare l'odio con l'amore


Compassione e affetto per le vittime di una violenza inaudita e un appello alla fraternità che arrivi a disarmare l’odio. Sono i sentimenti e i pensieri con i quali Papa Francesco (discorso) ha accolto in Aula Paolo VI i familiari delle vittime dell’attentato avvenuto lo scorso 14 luglio a Nizza, in Francia, quando un terrorista a bordo di un camion ha crudelmente investito e ucciso oltre 80 persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Il sorriso spento dall’orrore, l’allegria dalla morte, che piomba addosso alla stessa velocità dei fuochi artificiali che solo per un attimo colorano il cielo e poi lo lasciano al buio. Cadono così, sotto lo zig-zag omicida del camion che li falcia, 86 tra mamme, papà, giovani, bambini, figli nonni e nipoti che popolano la Promenade des Anglais.

La mia compassione per voi
Il 14 luglio di Nizza smette di essere la festa della Repubblica e diventare l’abisso di un dolore enorme, al quale Papa Francesco sceglie di avvicinarsi con, dice, “la tenerezza del Successore di Pietro”:

“Una sera di festa, la violenza vi ha colpito ciecamente, voi o uno dei vostri cari, senza badare all’origine o alla religione. Desidero condividere il vostro dolore, un dolore che si fa ancora più forte quando penso ai bambini, persino a intere famiglie, la cui vita è stata strappata all’improvviso e in modo così drammatico. A ciascuno di voi assicuro la mia compassione, la mia vicinanza e la mia preghiera”.

La Chiesa vi resta vicina
In mille si stringono in Aula Paolo VI attorno a Francesco, che riceve un cesto con 86 garofani in ricordo delle vittime. Tratti somatici e simboli religiosi dicono di un dolore che nel bisogno di conforto si unisce e non divide. Il Papa – che si scusa per il suo francese “non buono” e si esprime in italiano, tradotto da un sacerdote – ricorda la certezza cristiana della Risurrezione e anche “quella della vita eterna, che – afferma – appartiene anche a credenti di altre religioni”. Possa “esservi di consolazione nel corso della vita – è il suo augurio – e costituire un forte motivo di perseveranza per continuare con coraggio il vostro cammino quaggiù”:

“Prego il Dio di misericordia anche per tutte le persone rimaste ferite, in certi casi atrocemente mutilate, nella carne o nello spirito, e non dimentico tutti coloro che per questo non sono potuti venire o sono ancora in ospedale. La Chiesa vi resta vicina e vi accompagna con immensa compassione”.

Stabilire relazioni fraterne
La sera dell’infamia altre 200 persone cadono sull’asfalto di Nizza non morte ma martoriate. Francesco ringrazia per i “gesti di solidarietà e di accompagnamento” che il dramma ha suscitato. Le persone “che immediatamente – ricorda – hanno dato soccorso alle vittime, o che fino ad oggi, e di certo ancora a lungo, si dedicano a sostenere e accompagnare le famiglie”. È il lavoro svolto per esempio dall’associazione Alpes-Maritimes Fraternité, al cui interno – e il Papa tiene a sottolinearlo – sono presenti “rappresentanti di tutte le confessioni religiose” e questo per Francesco “è un segno molto bello di speranza”:

“Stabilire un dialogo sincero e relazioni fraterne tra tutti, in particolare tra quanti confessano un Dio unico e misericordioso, è una urgente priorità che i responsabili, sia politici sia religiosi, devono cercare di favorire e che ciascuno è chiamato ad attuare intorno a sé. Quando la tentazione di ripiegarsi su sé stessi, oppure di rispondere all’odio con l’odio e alla violenza con la violenza è grande, un’autentica conversione del cuore è necessaria (…) Si può rispondere agli assalti del demonio solo con le opere di Dio che sono perdono, amore e rispetto del prossimo, anche se è differente”.

L’ultima preghiera di Francesco è per la Francia e “per i suoi responsabili” perché, auspica, “si costruisca senza stancarsi una società giusta, pacifica e fraterna”. Poi, il lungo pellegrinaggio del Papa della tenerezza, fila dopo fila, a stringere mani, carezzare, benedire, raccogliere lacrime, richieste sussurrate e biglietti. Dopo il bianco del camion passato di corsa a strappare vite, il bianco di un pastore che semina di nuovo e lentamente la speranza.








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