2016-09-27 13:02:00

Oms: ogni anno 6,5 milioni di persone muoiono per inquinamento


Il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi dove si superano livelli accettabili di qualità nell'aria. L’allarme è dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, sulla base di un rapporto reso noto oggi, invoca “un'azione rapida per affrontare l'inquinamento atmosferico” e prevenire milioni di morti. Massimiliano Menichetti:

6,5 milioni di persone ogni anno muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico, 3 milioni in più rispetto al 2012. Lo denuncia l’Organizzazione Mondiale della Sanità che fotografa la situazione in 103 Paesi, sia aree rurali, sia metropoli. Il 92% della popolazione dell’intero pianeta, secondo i dati raccolti, vive in luoghi dove si superano livelli accettabili di qualità nell'aria. Principali  inquinanti sono le microparticelle, solfati, nitrati e fuliggine. Le statistiche mostrano che quasi il 90% dei decessi avvengono in Paesi a basso o medio reddito. Sud-est asiatico, Mediterraneo orientale e il Pacifico occidentale, sono le aree più contaminate. Migliore la situazione in Europa e Stati Uniti. I luoghi virtuosi sono Svezia e Nuova Zelanda, quelli in cui si muore di più a causa dell'inquinamento dell'aria sono Turkmenistan, con 108 decessi ogni 100.000 abitanti; Afghanistan; Egitto; Cina e India, con 68 morti ogni 100.000 abitanti. Delineato anche il quadro delle patologie fatali legate all’inquinamento ovvero patologie cardiovascolari, ictus, malattie polmonari ostruttive e cancro.

"Dati noti e allarmanti" ribadisce Antonio Ballarin Denti professore di Fisica dell'Ambiente all’Università Cattolica di Brescia:

R. – La situazione è allarmante, è globale e riguarda tutte le aree altamente antropizzate, cioè ad alta intensità abitativa ed alta industrializzazione, ed una delle ragioni principali di questo inquinamento è anche la mobilità, cioè le emissioni da traffico, assieme alle emissioni industriali.

D. – I principali inquinanti sono le microparticelle: cosa sono e da dove vengono?

R. – Questi vengono da processi di combustioni, processi di combustioni industriali, processi di combustioni che avvengono dentro i propulsori e cioè ad esempio il motore degli autoveicoli, avvengono dentro gli impianti che generano elettricità delle centrali termoelettriche e avvengono negli impianti di riscaldamento domestico. Tutte queste tipologie di impianti che bruciano combustibili fossili, oltre ad emettere i gas che alterano il clima – quindi producendo CO2 – emettono anche solfati, nitrati e microparticelle che sono gravemente dannose per la salute dell’uomo e anche per gli ecosistemi. Non dimentichiamo che questo comporta anche un impatto molto serio sulle culture agricole e sulle foreste.

D. – Per quanto riguarda il clima, Parigi ha segnato uno spartiacque: la cosiddetta Cop21,  la Conferenza che ha visto 175 leader mondiali impegnarsi in favore del clima, riducendo le emissioni di CO2. Che relazione c’è con le microparticelle?

R. – Dobbiamo anzitutto premettere che la questione del cambiamento climatico è diversa, anche se in parte interagisce con quella dell’inquinamento dell’aria. L’Accordo di Parigi riguarda le emissioni dei gas cosiddetti ad effetto serra e cioè quelli che aumentano la temperatura media del Pianeta e innescano una serie di conseguenze molto serie, quali l’innalzamento dei mari, il cambiamento del regime delle precipitazioni, la desertificazione e così via. Bisogna dire, però, che quasi tutti i cosiddetti “emettitori”, cioè ciminiere industriali, gli scarichi delle automobili, ecc emettono – accanto a questi gas che danneggiano il clima, che aggravano il riscaldamento del Pianeta – anche altri gas che sul clima non fanno nulla o quasi, ma danneggiano molto la salute dell’uomo. Bisogna aggiungere – e purtroppo questo è il dato che è ormai anche noto alla comunità internazionale – che la deriva climatica in atto peggiora la situazione della qualità dell’aria, perché favorisce la formazione e la permanenza di inquinanti, come le micropolveri e come l’ozono, che sono gravemente dannose per la salute. Quindi i due problemi sono collegati tra di loro, ma ci vorrebbe un’altra Parigi che riguardasse – oltre al clima – anche l’inquinamento dell’aria. E’ vero che esistono accordi internazionali, che esistono delle sedi internazionali in cui si discute di questo; però gli sforzi – ripeto – non sono assolutamente adeguati alla situazione drammatica che stiamo vivendo!

D. – Perché? Qual è il quadro internazionale?

R. – Alcuni Paesi stanno attuando delle politiche importanti: sia gli Stati Uniti sia l’Europa stanno adottando, ormai da diversi decenni, delle politiche energiche di miglioramento della qualità dell’aria e alcuni risultati ci sono, alcuni inquinanti come il benzene o come gli ossidi di zolfo sono molto diminuiti … Restano, poi, quelle aree del mondo come il Sud-Est Asiatico e parte della Cina, ma anche vaste aree di Paesi popolosi come l’India o di alcuni Paesi del Medio Oriente, in cui i livelli sono molto alti perché non esistono politiche locali standard di emissione sia degli autoveicoli, sia degli impianti industriali di riscaldamento. Occorre, quindi, che i Paesi leader dal punto di vista tecnologico – Europa e Stati Uniti in primis – facciano ancora di più, e riescano anche a trasferire queste tecnologie e questi approcci normativi a tutto il mondo. Questo richiede una volontà politica a livello planetario, che purtroppo ad oggi non c’è ancora…








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