Si celebra oggi la prima Giornata internazionale del diritto d’accesso all’informazione, promossa dall’Unesco per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulla rilevanza del diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni. Il diritto d'accesso all'informazione sottolinea anche la rilevanza della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni a favore dei cittadini. Maria Carnevali ha intervistato Franco Bernabè, presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, sulla rilevanza di questa giornata:
R. – L’accesso all’informazione è uno strumento essenziale e non solo di conoscenza, ma anche di rivendicazione dei diritti individuali e di crescita delle responsabilità da parte dello Stato. Quindi è un fattore di modernizzazione, di civiltà e di democrazia.
D. – Qual è l’intento di questa Giornata e quali iniziative sono state organizzate per tale occasione?
R. – L’intento di questa Giornata è di sensibilizzare nei confronti del problema: devo dire che in molti Paesi l’accesso all’informazione è riconosciuto da leggi, c’è un diritto da parte del cittadino -soprattutto nei confronti della Pubblica Amministrazione - di veder riconosciuto il diritto di sapere quali siano state le motivazioni degli Atti e di aver accesso agli Atti. Direi anche che in molti Paesi – compreso l’Italia – si sono fatti progressi importanti su questo fronte… La cosa importante, per quanto riguarda il diritto all’informazione, è che questo favorisce processi che sono intimamente democratici, perché sono processi trasparenti, tracciabili e non arbitrari. Ecco, il fatto di sapere che si può accedere all’informazione e che si conoscono quindi le ragioni per le quali delle decisioni sono state prese è un grande strumento non solo di civiltà, ma anche di crescita civile di un Paese.
D. – Questa Giornata, secondo l’Unesco, ha una particolare rilevanza per l’Agenda dello sviluppo 2030. Quale relazioni intercorre tra il diritto di accesso all’informazione e lo sviluppo?
R. – C’è soprattutto un valore che riguarda la trasparenza dei processi. Uno degli elementi che determina lo sviluppo è la solidità e l’efficienza della Pubblica Amministrazione: una Pubblica Amministrazione in cui le decisioni sono motivate, tracciabili e trasparenti è una Pubblica Amministrazione che contribuisce in modo molto importante alla crescita e allo sviluppo di un Paese.
D. – Numerosi Paesi, però, non hanno ancora adottato una legislazione sulla libertà e l’accesso all’informazione. Come il panorama mondiale si rapporta all’implementazione del diritto di accesso?
R. – Certo, numerosi Paesi non lo hanno ancora riconosciuto… Però è una questione comunque delicata: nel senso che così come va tutelato l’accesso all’informazione, altrettanto va tutelato il diritto alla privacy e il diritto al vedere riconosciuto il valore delle opere di ingegno e quindi i diritti d’autore. E’ una materia estremamente complessa, che richiede approfondimento, che richiede riflessioni; ma è una materia che sta avanzando in molti Paesi del mondo e che contribuisce alla crescita complessiva del sistema.
D. – Come si possono sfruttare le nuove opportunità dell’era dell’informazione per creare, attraverso proprio l’accesso all’informazione, una società più equa?
R. – Le nuove tecnologie dell’informazione danno accesso indifferenziato e indiscriminato all’informazione: sia quella buona che quella cattiva; sia quella vera, sia quella fasulla. Quindi anche lì si pone un problema molto importante: una volta garantito l’accesso, c’è un problema di contenuti e di qualità dell’informazione che viene diffusa, perché così come si diffonde la buona informazione, così tende spesso ad esser diffusa anche la cattiva informazione e informazione che danneggia i diritti individuali. E i casi degli ultimi giorni danno il segnale di quanto sia importante questa cosa…
D. – Conseguenza del diritto di accesso all’informazione potrebbe essere la progettazione di un sistema efficace di educazione ai media?
R. – Certo, l’educazione è sempre importante! Ma purtroppo soprattutto le nuove tecnologie tendono ad imporsi da sole, senza passare attraverso la fase preliminare della conoscenza e dell’apprendimento, fatto soprattutto attraverso sistemi scolastici. I bambini già utilizzano gli smartphone quando non hanno ancora fatto la scuola dell’obbligo… Quindi direi che questo è un problema, dal punto di vista politico, estremamente importante, che va trattato con la massima attenzione.
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