2016-09-28 11:40:00

Papa in Georgia, padre Spadaro: una missione per l'unità


Papa Francesco partirà venerdì prossimo per il suo 16.mo viaggio internazionale che lo porterà in Georgia e Azerbaigian, nel Caucaso. Sulla tappa in Georgia ascoltiamo padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, che seguirà il Papa nella sua nuova missione. L'intervista è di Gabriella Ceraso:

R. – Sarà un viaggio importante perché completerà di fatto il viaggio nel Caucaso che è una ferita aperta, cioè un luogo di enorme ricchezza soprattutto per quanto riguarda il cristianesimo, ma anche un luogo che ha vissuto e vive tuttora grandi conflittualità, dovute ad interessi di ordine economico e di ordine politico. Direi quindi che il Papa ama sempre toccare con mano ed essere presente nei luoghi in cui ci sono delle ferite aperte che vanno risanate: la dimensione della Chiesa come ospedale da campo significa anche la dimensione terapeutica di Gesù. Il Papa toccherà anche un luogo che è un pozzo di storia cristiana; c’è una vita monastica tuttora attiva, ma anche in questo caso non mancano i problemi perchè i rapporti con la Chiesa ortodossa sono complessi. La Chiesa ortodossa georgiana non riconosce per esempio la validità del Battesimo amministrato dai cattolici, anche se c’è un lavoro costante e continuo di relazioni. Allora, se vogliamo, la presenza del Papa significa anche un messaggio molto chiaro di unità dei cristiani, facendo appello a queste radici profonde che la Georgia custodisce gelosamente. In fondo la cultura e la lingua stessa del popolo sono plasmate dal cristianesimo. Un altro elemento che ritengo molto importante è il fatto che questa è una zona di confine; ovviamente diremmo Asia, ma nello stesso tempo è chiaro che c’è una cultura che fa un chiaro riferimento all’Europa. Quindi in questo senso si pone come un viaggio interessante alle radici cristiane dell’Europa.

D. - Quindi un viaggio tra le difficoltà, le sfide, le questioni politiche, geopolitiche, religiose e culturali. Per quanto riguarda i possibili sviluppi, lei in occasione del viaggio in Armenia parlò della “diplomazia della misericordia”…

R. – Senza dubbio penso che il viaggio del Papa sarà uno stimolo a crescere meglio, in maniera più armoniosa all’interno di questo rapporto tra i cristiani da una parte e, dall’altra, tra cristiani e mondo civile e politico. In fondo quando il Papa visita i Paesi si rivolge a tutti. D’altra parte aiuterà a vivere meglio anche le tensioni che tuttora si vivono e che sono anche molto visibili, ad esempio ci sono molti rifugiati che vengono dalle zone di confine tra la Georgia e la Russia.

D. - Ha avuto la percezione che ci sia un’attesa di questa visita, un interesse?

R. - Io ho avuto la percezione di un grande interesse soprattutto nella fascia giovanile. Ho avuto modo di parlare di questi temi, del significato dei viaggi del Papa … Mi ha colpito un’interessante presenza di giovani ortodossi. Si comprende da questo come la società sia in evoluzione. Il Patriarca Ilia II è una figura storica che tutto sommato rappresenta il passaggio dalla situazione sovietica a quella attuale. Quindi, se vogliamo, c’è quasi l’attesa di un futuro per la Chiesa georgiana che probabilmente va ripensato e la generazione che vive questi fermenti è molto interessata al viaggio del Papa.

D. – Pace e fraternità sono le parole che ci condurranno in queste due tappe, parole scelte anche per i rispettivi “motti”. Sempre in qualità di osservatore, a quali gesti che compirà il Papa ritiene dobbiamo prestare attenzione?

R. - Questo è difficile da prevedere. Il Papa è molto attento alla storia. Questo significa concretamente che è anche attento a quello che avviene durante le sue visite. Questo a volte gli fa cambiare le parole da dire o i gesti da compiere. D’altra parte, dobbiamo dire che i gesti, gli abbracci, tutto quello che significa ponte, che simbolicamente rappresenta l’incontro con realtà, uomini e Chiese, ha un valore assolutamente rilevante che tutto sommato supera persino il contenuto verbale. Il Papa stesso dice che ciò che è importante alla fine non sono le carte bollate, ma sono gli incontri, gli abbracci.








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