“Riscoprire il dono dell’ospitalità”: s' intitola così il messaggio finale dell’incontro dei vescovi e delegati della pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), riuniti il 26 e 27 settembre a Madrid per riflettere sulle sfide della società europea di fronte al fenomeno migratorio e sui “modelli” di integrazione dei migranti. Invitati dal presidente della Commissione episcopale dei migranti della Conferenza episcopale spagnola, mons. Ciriaco Benavente, i partecipanti hanno condiviso le diverse esperienze di accoglienza di migranti e di rifugiati nei propri Paesi. “Oggi – si legge nel comunicato finale - dopo l’urgenza dell’accoglienza, la Chiesa cattolica è in prima linea per far fronte a un’altra emergenza: quella dell’integrazione di migliaia di migranti”.
Dare spazio alla diversità
L’integrazione è un fenomeno complesso perché implica un equilibrio tra i bisogni
e le aspettative sia dei migranti, sia del territorio che gli accoglie. “L’accoglienza
e l’integrazione – si legge nella nota – non sono prerogative di un settore specifico
della società civile o delle istituzione religiose, ma di tutta la società”. E aggiunge:
“Il migrante è una persona a tutto tondo, ovvero una persona che ha bisogno di un
lavoro, di una casa, ma anche dell’affetto di una famiglia e di un sostegno spirituale”.
In questo contesto, non si tratta di lasciare la responsabilità dell’integrazione
solo alla volontà e alla capacità del migrante, ma di percorrere una strada parallela
dove entra in gioco anche la capacità e la volontà della comunità che accoglie di
dare spazio alla diversità.
Abbattere i muri nei cuori delle persone
La prospettiva della Chiesa – afferma il messaggio – è di promuovere questa doppia
dimensione dove vengono rispettati i bisogni e la dignità del migrante, ma anche le
necessità e l’integrità della comunità che accoglie. “I muri – prosegue il comunicato
– prima ancora di diventare una realtà fisica, sono muri che si alzano nei cuori delle
persone". Secondo i responsabili della pastorale dei migranti d’Europa, le persone
devono comprendere cosa significa essere un migrante o un rifugiato e avere la propria
vita “racchiusa in uno zaino”. Infatti, l’incontro con persone diverse da noi, se
avviene con la giusta predisposizione, “sarà sempre fecondo perché immerso nella prospettiva
dello scambio di doni“.
L’integrazione passa attraverso l’educazione
“L’ignoranza e la paura sono di fatto i primi ostacoli da superare”, affermano i partecipanti,
per sottolineare che la vera sfida dell’integrazione passa innanzitutto attraverso
un percorso educativo della società: “Solo un’educazione all’incontro e al dialogo
permetterà di sradicare i timori ingiustificati, sostenuti spesso da stereotipi e
cliché che sempre di più alimentano i sentimenti xenofobi in Europa. In questo percorso
educativo – sottolinea quindi il comunicato finale – i cristiani devono riscoprire
il significato e il valore dell’ospitalità, animati soprattutto dallo spirito dell’Anno
della Misericordia. (A cura di Alina Tufani)
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