2016-09-29 10:33:00

Viaggio in Georgia. Mons. Pasotto: ecumenismo a piccoli passi


”Chiederemo al Papa di incoraggiarci a proseguire nel nostro cammino di credenti”. Queste le parole con cui mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso, guarda alla visita del Pontefice in Georgia. Ci sarà anche lui ad accogliere Francesco all’aeroporto di Tblisi e lo accompagnerà a conoscere la minoranza cattolica di questo Paese. Ascoltiamolo al microfono della nostra inviata Gabriella Ceraso:

R. - È una grande sorpresa, siamo felicissimi di avere il Papa. Doveva essere una visita sola, legata a quella armena, quindi mi sembra che il tema sia unico e continuo, cioè quello della pace e della fraternità, dell’essere figli dello stesso Padre e cercare il motivo della comunione e dell’unità. E questo per noi è molto importante.

D. - Che Chiesa troverà in Georgia Papa Francesco? Ricordiamo che sono passati 17 anni dalla visita di un Pontefice; vi aveva lasciato un chiaro impegno: essere pace e unità …

R. – Trova una Chiesa di minoranza che vive questa fatica e anche questa preziosità, perché la minoranza ti fa scoprire altri modi di guardare chi ti sta attorno. È una Chiesa che vive le difficoltà del cammino ecumenico: in questa visita si vedrà che sono stati fatti dei passi in avanti, però la strada da fare è ancora lunghissima. Mi sembra che come tutte le visite, la cosa più importante sia l’incontro: fermarsi, incontrare la Chiesa ortodossa, incontrare le altre confessioni - perché ci sarà un momento anche con loro - incontrare tutto uno stadio che sarà pieno di gente e non solo cattolici, tutto ciò dimostra che il cammino da fare è lungo, ma è il cammino vero, quello che ci è stato chiesto di fare.

D. - In questo senso quali frutti potrebbe portare questa presenza?

R. - Speriamo davvero che dia alla nostra comunità una spinta a dirci: “Camminate, camminate”. Questo è importante per noi.

D. - E la città di Tbilisi come si sta preparando? Cosa dicono i vostri fedeli? Siete riusciti a coinvolgerli?

R. - Devo essere sincero: mi hanno sorpreso. C’è una risposta molto bella, non solo dei nostri fedeli, ma anche della gente attraverso piccoli segni: per esempio il coro che canterà alla Messa sarà composto da 250 persone appartenenti a tutte le confessioni, così come i volontari che faranno servizio allo stadio saranno di tante confessioni. Dunque il coinvolgimento c’è.

D. - Questa visita del Papa si colloca nell’Anno Giubilare della Misericordia. So che lei ha aperto una Porta a Rustavi, una porta particolare, senza una chiesa, ma solo in un prato. Cosa sta significando per voi questo anno? Come lo state vivendo? E soprattutto, il Papa come potrà contribuire a concludere questo anno?

R. - Il Papa passerà attraverso questa Porta perché la porteremo allo stadio. Quindi sarà per Lui un ricordo; la vedrà di persona. Per noi la Porta è stata un richiamo per tutto l’anno. Mi sembra anche di poter dire che ci sono state tante iniziative: l’ultima, ad esempio, è stata quella di trovarsi quasi tutti, preti e suore, a vivere gli esercizi spirituali sulla misericordia, è stata la prima volta che abbiamo fatto questo tutti insieme. Comunque credo che noi dovremmo tenere questa parola – misericordia - sempre viva. Abbiamo bisogno di riscoprirla ogni giorno e di pensare che una porta aperta verso il mondo, senza confini, deve essere l’idea principale che dobbiamo dare della nostra Chiesa.








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