2016-09-30 14:10:00

I grandi del mondo ai funerali di Shimon Peres


A Gerusalemme i funerali di Stato di Shimon Peres, l'ex presidente israeliano scomparso a 93 anni. Alle esequie hanno partecipato molti dei grandi del mondo, tutti presenti a rendere omaggio all’ultima storica figura israeliana, che nel suo lungo percorso politico riuscì a trasformarsi da “falco” in “colomba” e a promuovere con forza il dialogo per la pace tra popolo ebraico e palestinesi. Tra le presenze alle esequie da segnalare, tra gli altri, quella del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e dei presidenti americani Obama e Clinton. In rappresentanza di Papa Francesco, il nunzio apostolico a Gerusalemme, mons. Giuseppe Lazzarotto, che di recente ha messo in evidenza il grande impegno di Peres per il dialogo. Il premier israeliano, Netanyahu, ha auspicato prosperità e pace per i due popoli, pur ribadendo la necessità della sicurezza per Israele. Sulle speranze che da questo incontro possa nascere uno stimolo nuovo al dialogo israelo-palestinese, Giancarlo La Vella ha sentito l’esperto di Medio Oriente, Graziano Motta:

R. – Certamente apre le speranze, perché questo dialogo riprenda. Deve però superare tantissime difficoltà. La principale è l’accettazione da parte del mondo arabo di una realtà territoriale dello Stato ebraico, perché ancora oggi c'è la convinzione che il territorio di Israele non possa appartenere ad altri che al mondo palestinese: è questa la prima preclusione. Da questa ne discende anche una seconda, che riguarda Gerusalemme, che viene considerata come espressione di una unità incarnata nel territorio e nella coscienza del mondo islamico e quindi non viene accettato il principio di una sua internazionalizzazione.

D. – I grandi del mondo devono riprendere in mano le redini del dialogo diplomatico?

R. – Certo, sono tutti impegnati moralmente dall’eredità che ha lasciato Peres, l’ordine che lui ha dato di operare per la pace. Secondo me, però, ci vuole un personaggio laico che incarni proprio la sua stessa visione della speranza, dell’ottimismo, della fiducia nella coesistenza di queste due nazioni.

D. – Qual è il personaggio, oggi, che può prendere su di sé l’eredità lasciata da Shimon Peres?

R. – E’ difficile dirlo… Chi ha le più grandi chance, per l’esperienza diplomatica, è Hillary Clinton, candidata alla presidenza degli Stati Uniti. Lei può portare avanti una visione che ha già espresso non soltanto da segretaria di Stato, ma praticamente anche come moglie del presidente Clinton stesso. Quello che ci vuole è anche un forte impegno da parte della Russia, che ha in Israele moltissimi immigrati. Infine, c’è il discorso dell’Europa, che deve assolutamente giocare un ruolo importante. L’Europa sconta però una preclusione da parte dell’opinione pubblica israeliana, che non ha mai considerato Bruxelles equilibrata nel processo di mediazione, perché viene colta la sua propensione più a rispondere alle esigenze palestinesi che non alle esigenze di sicurezza di Israele.








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