2016-10-01 10:17:00

P. Bragantini: Papa in Georgia, slancio per unità cristiani


L’ultima tappa della visita del Papa in Georgia e del suo cammino ecumenico al fianco del Catholicos Ilia II sarà, oggi pomeriggio, nella cattedrale di Svetytskhoveli, a Mtskheta. Poco fuori Tbilisi, il Pontefice sarà accolto in questo luogo sacro alla fede ortodossa dove la tradizione vuole sia custodita la tunica di Gesù che la giovane Sidonia portò nella tomba tenendola stretta a sé. La tunica intatta è divenuta simbolo dell’Unità dei cristiani. Sul valore di questo sentiamo padre Gabriele Bragantini, vicario episcopale per la cultura e l’ecumenismo al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – E’ la prima capitale della Georgia, dove è avvenuta – all’inizio del IV secolo – la ri-evangelizzazione della Georgia da parte di Santa Nino, questa schiava – come dice la tradizione – venuta dalla Cappadocia. In questo luogo - Mtskheta si trova una grande cattedrale del X secolo: questa Chiesa si chiama Svetytskhoveli cioè “colonna vivente”. Questa “colonna vivente”, secondo la leggenda, è nata dal corpo di Sidonia, sepolta stringendo a sé la tunica non divisa di Gesù (portata da Gerusalemme da suo fratello Elia), e presa come simbolo dell’unità della Chiesa. Quindi è un luogo molto importante di fede. E poi gli avvenimenti più importanti vengono celebrati qui.

D. – Proprio qui, durante la visita di Giovanni Paolo II nel ’99, lo stesso Santo Padre, insieme al Patriarca Ilia accesero una candela…

R. – Per la sensibilità ortodossa pregare insieme tra due Chiese non unite è ancora molto difficile: quindi il gesto di accendere una candela è carico di tutta una sua forza. E’ una luce che viene messa proprio presso la tunica, segno dell’unità di Cristo. Sarà l’ultima immagine, l’ultima foto che ci resterà di questa visita. E proprio essendo l’ultima immagine, credo che dobbiamo accoglierla con tutta la sua forza, pur nella sua semplicità. Credo che potrà ravvivare, in noi, il desiderio di unità.

D. – Dunque un cammino tra due Chiese sorelle. Lei lavora proprio in questo ambito. Quali sono gli spazi di comune collaborazione che sviluppate e quali frutti portano, se ce ne sono…

R. – Se tanti paletti ci sono, se tanti ostacoli ci sono o alcune porte sembrano essere chiuse, mi sembra che alcune porte invece sono aperte, come quella della cultura  e della carità. Questi sono i due ambiti in cui la Chiesa cattolica qui in Georgia cerca di far propri per non dimenticare e per non trascurare questa caratteristica della Chiesa, che è quella del dono dell’ecumenismo.

D. – Ruota intorno all’università questo impegno? Ruota intorno a dibattiti comuni?

R. – Quella della cultura è una strada che apre tante possibilità: per esempio siamo riusciti a far sì che quello che era un Istituto Teologico diventasse una università riconosciuta dallo Stato. Una università che aveva attenzione alla teologia e che adesso ha anche altre facoltà che ci permettono di entrare in contatto con tante persone. E anche se piccoli mi sembra che ci siano già dei risultati: pensiamo agli incontri che facciamo per la Settimana Biblica; penso agli argomenti legati alla storia che trattiamo. Questo dà la possibilità di rivedere non solo la presenza della Chiesa nel mondo, ma anche la presenza della Chiesa in Georgia e ci permette anche di vedere che è possibile collaborare, parlare e dialogare.

D. – Si capisce – anche da quello che lei ha detto – che ci sono degli spazi ancora da colmare in questo cammino, che anche la società chiede di colmare?

R. – Senz’altro! Credo che la richiesta più forte sia quella dell’unità, della collaborazione e che queste due Chiese, insieme anche alle altre Chiese presenti, non si vedano come concorrenti.

D. – Nell’attesa e nella preparazione per l’arrivo del Papa ci sono stati anche degli incontri tra di voi, con il Patriarcato: qual è stato lo spirito di questi giorni?

R. – Posso dire che la Chiesa ortodossa di Georgia si è dimostrata disponibile fin dall’inizio. Il Patriarca ha dimostrato anche una grande gioia e ha indicato questo momento come un avvenimento importante della Storia della Georgia. E poi ha ricordato anche l’impegno che aveva preso con Giovanni Paolo II di pregare ogni giorno… Speriamo che tutto questo entri anche in quelle che sono le pieghe della Chiesa georgiana e della società georgiana.








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