2016-10-01 11:44:00

Congo: negoziati diretti governo-opposizione per evitare il caos


I delegati al “dialogo nazionale” hanno deciso ieri, di impegnarsi in “negoziati diretti” in vista della firma di un accordo per risolvere la crisi nella Repubblica Democratica del Congo. Lo hanno annunciato, con formulazioni diverse, sia i portavoce dell’opposizione che quello della maggioranza presidenziale.

Problemi di sicurezza per i cittadini stranieri
Il dialogo nazionale era stato sospeso dopo i gravi incidenti del 19 e 20 settembre, e dopo che i vescovi cattolici avevano annunciato il ritiro della Chiesa dai colloqui. Nel frattempo i governi di Stati Uniti, Francia e Belgio, oltre che l’Onu, moltiplicano gli appelli perché maggioranza e opposizione congolese trovino un accordo per impedire che il Paese sprofondi nel caos e nella guerra civile. Le famiglie del personale diplomatico americano a Kinshasa hanno ricevuto l’ordine di rientrare negli Stati Uniti, perché secondo il Dipartimento di Stato “si sta deteriorando la situazione per quanto riguarda la sicurezza”.

Rischi di altre violenze se non si trova un accordo
“La data fatidica del 20 dicembre 2016, scadenza del mandato del Presidente Joseph Kabila, si avvicina a grandi passi e la tragedia del 19 settembre rischia di ripetersi” sottolinea una nota inviata all’agenzia Fides dalle Rete Pace per il Congo. “Per evitarla - continua la nota - occorre trovare un avvicinamento tra le due posizioni".

I punti per un possibile accordo tra governo e opposizione
I seguenti punti potrebbero contribuirvi: L’organizzazione delle prossime elezioni presidenziali in un tempo ragionevole e il più vicino possibile alla data costituzionale che era stata prevista e che non è stata rispettata. In tutti i casi: non oltre ottobre-novembre 2017. L’identificazione di indicazioni chiare e precise sulle date di convocazione delle elezioni presidenziali, della giornata elettorale e dell’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica eletto. Il rispetto del principio costituzionale che impedisce all’attuale Presidente della Repubblica di presentarsi come candidato alle prossime elezioni per un terzo mandato presidenziale. L’intangibilità dell’articolo 220 della Costituzione che permette di assicurare che, anche nel periodo intermedio che intercorre tra la data della fine del mandato dell’attuale Presidente e la data dell’insediamento del nuovo Presidente eletto, non si procederà ad alcuna revisione costituzionale, né per via parlamentare, né per via referendaria. Una modifica costituzionale in tale periodo equivarrebbe a cambiare le regole quando il gioco è già iniziato. L’impegno, da parte del Governo, ad elaborare, secondo scadenze precise e continuative, un piano di finanziamento delle elezioni, a cominciare da quelle presidenziali, affinché la Commissione elettorale possa disporre di tutti i mezzi che le sono necessari”. (L.M.)








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