2016-10-01 13:07:00

P. Majewski: Papa in Georgia, segno di riconciliazione per il mondo


Una Messa per donare rinnovata speranza al piccolo gregge della Georgia. E’ il significato profondo della celebrazione di Papa Francesco nello stadio di Tblisi. Alessandro Gisotti ha chiesto un commento al direttore dei programmi della Radio Vaticana, padre Andrea Majewski, al seguito del Papa:

R. – Il viaggio del Papa in Caucaso ha questa dimensione: è arrivato alle piccole comunità cattoliche sparse qua, in due-tre Paesi … domani saremo in Azerbaigian dove la presenza cattolica veramente è minima. Papa Francesco molte volte ha ripetuto la frase ormai famosa che “il mondo si vede meglio dalle periferie che dal centro”: ed è arrivato in periferia! Questo è importante non soltanto per la Chiesa qui, la Chiesa in Georgia che supera appena l’1% della popolazione, ma è importante anche per la Chiesa universale. Se crediamo davvero che il mondo si vede meglio dalle periferie, è la Chiesa stessa che può imparare molto vedendo se stessa dalle periferie.

D. – Un momento particolare, forte, è stato il passaggio di una Porta Santa - allo stadio - di una chiesa che ancora non è stato possibile costruire. E’ anche il segno delle difficoltà che ha il gregge, la piccola Chiesa della Georgia?

R. – E’ vero: da una parte possiamo leggere questo gesto come segno delle difficoltà che trova questa Chiesa, essendo una piccola Chiesa minoritaria. D’altra parte, dal punto di vista positivo possiamo interpretare questo anche nel senso che la Porta Santa senza chiesa è un’apertura della porta al mondo. Io l’ho letta così, e lo stesso Papa ci ha incoraggiati, nella sua omelia, a leggerla così, quando ha proprio invocato questo fatto che la Chiesa cattolica in Georgia è piccola, dicendo di non chiudersi in un microcosmo. Lo stesso Papa ha chiesto di aprire le porte, di uscire da noi stessi, di uscire a tutto il mondo.

D. – Papa Francesco è in Georgia; tra poco sarà in Azerbaigian. Il Caucaso ha delle ferite profonde: questo viaggio, anche solo con la presenza del Papa, vuole portare riconciliazione?

R. – Certamente. E questo si riferisce anche al ruolo del Pontefice nel mondo: costruire ponti tra le parti che non si parlano, tra le parti a volte in profondo conflitto. Il tema della pace, qui nel Caucaso è veramente molto attuale. Speriamo che questa visita porti alcuni frutti, ma già lo stesso fatto che si siano incontrate persone che di solito non si incontrano, può essere un piccolo, primo buon segno per il futuro, che le cose possano cambiare. Il Papa stesso ieri ha detto che l’ecumenismo – ma la stessa cosa vale per la pace – si fa con i piccoli passi. Questo viaggio del Papa è un altro, ulteriore piccolo passo verso la pace!








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