2016-10-02 15:10:00

Papa a Baku: religione autentica non usa Dio per imporre violenza


"Ogni autentico cammino religioso non può che escludere atteggiamenti e concezioni che strumentalizzano le proprie convinzioni, la propria identità e il nome di Dio per legittimare intenti di sopraffazione e dominio". Così il Papa nell’incontro con le autorità azere svoltosi nel pomeriggio di questa domenica presso il centro Heydar Aliyev di Baku. Francesco si è detto fiducioso che con l’aiuto di Dio e la buona volontà delle parti il Caucaso possa diventare una porta aperta verso la pace. Quindi l'appello alla comunità internazionale: non sia lasciato “nulla di intentato per giungere ad una soluzione soddisfacente" per "l'apertura di una fase nuova" nella regione. Paolo Ondarza:

I genuini valori religiosi sono incompatibili con la violenza in nome di Dio
“L’attaccamento ai genuini valori religiosi è del tutto incompatibile con il tentativo di imporre con violenza agli altri le proprie visioni, facendosi scudo del santo nome di Dio”. Francesco parla così durante il suo discorso alle autorità azere a Baku. “La fede in Dio  - continua il Papa - sia fonte ed ispirazione di mutua comprensione e rispetto e di reciproco aiuto, a favore del bene comune della società”. Il Vescovo di Roma si dice lieto delle cordiali relazioni che la piccola comunità cattolica locale intrattiene con quella musulmana, ortodossa ed ebraica: segno che tra i fedeli di diverse confessioni religiose è possibile la cordialità, il rispetto e la cooperazione in vista del bene di tutti:

“Ogni appartenenza etnica o ideologica, come ogni autentico cammino religioso, non può che escludere atteggiamenti e concezioni che strumentalizzano le proprie convinzioni, la propria identità o il nome di Dio per legittimare intenti di sopraffazione e di dominio”.

Sì a multiculturalismo. Necessaria complementarietà, collaborazione, rispetto tra culture e religioni
Il Successore di Pietro pensa alla storia dell’Azerbaijan, che tra pochi giorni festeggierà il 25.mo dell’indipendenza: Francesco si dice ammirato per la  complessità e ricchezza della cultura del Paese, frutto dell’apporto di tanti popoli che lungo la storia hanno abitato queste terre. Tanti i progressi compiuti, ma restano problematiche da affrontare, rileva il Santo Padre che lodando gli sforzi fatti per favorire la crescita economica e civile della Nazione, invita a rivolgere attenzione a tutti specialmente ai più deboli e invoca una società che riconosca i benefici del multiculturalismo e della necessaria complementarietà, collaborazione e rispetto  tra culture e confessioni religiose:

“Questo sforzo comune nella costruzione di un’armonia tra le differenze è di particolare significato in questo tempo, perché mostra che è possibile testimoniare le proprie idee e la propria concezione della vita senza prevaricare i diritti di quanti sono portatori di altre concezioni e visioni”.

Nessuna alternativa alla paziente ricerca della pace
Ciascuno porti il proprio contributo al bene del Paese è l’auspicio del Papa che augura all’interno dell’Azerbaigian così come nel rapporto con gli altri Stati armonia e coesistenza pacifica in un mondo che sperimenta il dramma dei conflitti che trovano alimento nell’intolleranza, nelle ideologie violente e nella negazione dei diritti dei più deboli:

“Per opporsi validamente a queste pericolose derive, abbiamo bisogno che cresca la cultura della pace, la quale si nutre di una incessante disposizione al dialogo e della consapevolezza che non sussiste alternativa ragionevole alla paziente e assidua ricerca di soluzioni condivise, mediante leali e costanti negoziati”.

Il Caucaso divenga porta aperta verso la pace
Il pensiero di Francesco va a chi ha dovuto lasciare la propria terra e a chi soffre a causa dei conflitti. Quindi l’esortazione: non sia lasciato nulla di intentato per giungere ad una pace stabile nella regione:

“Sono fiducioso che, con l’aiuto di Dio e mediante la buona volontà delle parti, il Caucaso potrà essere il luogo dove, attraverso il dialogo e il negoziato, le controversie e le divergenze troveranno la loro composizione e il loro superamento, in modo che quest’area, “porta tra l’Oriente e l’Occidente”, secondo la bella immagine usata da san Giovanni Paolo II divenga anche una porta aperta verso la pace e un esempio a cui guardare per risolvere antichi e nuovi conflitti”.








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