2016-10-04 06:08:00

San Francesco: uomo di pace, vicino ai poveri e amante del Creato


Ieri si è celebrata la Commemorazione Nazionale del Transito di San Francesco, Patrono d’Italia mentre oggi verrà celebrata la festa di San Francesco. La città di Assisi rivestirà, come di consueto, un ruolo centrale nella giornata del 4 ottobre. Andrea Walton ha intervistato Padre Enzo Fortunato, giornalista e direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, iniziando col parlare del significato della Commemorazione del Transito:

R. – Vogliamo ricordare il Transito di San Francesco, quando, al termine della sua vita, intonò il Cantico delle Creature e volle affidare il suo corpo a “Sorella Morte”. È stato un momento forte, perché è stato l’abbraccio con Dio: il momento più atteso da Francesco d’Assisi che, negli ultimi anni della sua vita, vede il suo corpo identificato a quello di Gesù, con le stimmate che aveva ricevuto al monte la Verna; da quel momento Francesco è chiamato “l’alter Christus”. E accanto a lui i suoi frati; donna Jacopa, che gli porterà quei biscottini che lui stesso aveva richiesto – i famosi “mostaccioli” –; ma soprattutto quei frati che lo avevano accompagnato lungo l’avventura che ha portato a fondare un nuovo ordine: la Fraternità Francescana. Ed è  un momento forte, perché è lo scacco matto di Francesco alla morte: non più da temere, ma la porta che porta a Cristo, la porta - direi oggi quella misericordia - che fa incontrare quella terra che ognuno di noi - Francesco vuole essere sepolto sulla “nuda terra” perché da lì proveniamo - e questa  piccolezza - perché San Francesco si è sempre definito “piccolo” - incontra la grandezza, l’amore, la bellezza di Dio.

D. – Quanto è attuale ancora oggi il messaggio di San Francesco?

R. – Il messaggio di San Francesco – direi – ha una caratura perenne, preziosa, perché è un messaggio tutto intriso di Vangelo. Francesco stesso vuole la sua Regola tutta imperniata sul Vangelo. E la Regola francescana – il carisma francescano – gode di una perennità come il Vangelo. Poi ci sono tre grandi aspetti che lo rendono attuale, e che lo stesso Papa ha indicato nella scelta del nome quando è stato eletto, prendendo il nome stesso di Francesco: “Ho scelto il nome di Francesco perché uomo della pace, uomo accanto ai poveri, uomo che ama e custodisce il Creato”.

D. – Parliamo dell’importanza della celebrazione di San Francesco anche alla luce della recente visita del Santo Padre ad Assisi…

R. – Il 4 ottobre si vive ad Assisi, nella Basilica superiore, la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Torino, mons. Nosiglia; e accanto a lui tutti i vescovi del Piemonte. Ad accendere la lampada votiva durante la celebrazione è il sindaco del capoluogo del Piemonte, Torino. Infine il presidente della regione, il rappresentante del governo e il Ministro generale, al termine della celebrazione, parleranno dalla Loggia del Sacro Convento per il tradizionale discorso alla nazione, perché – lo ricordiamo – San Francesco è patrono d’Italia. Quindi due momenti – direi – molto forti: uno liturgico, l’altro istituzionale, che ci portano a guardare anche alla tappa precedente vissuta pochi giorni fa, perché il 20 settembre Papa Francesco era ad Assisi con tutti i leader religiosi. E lì Papa Francesco ha ricordato come siano importanti il dialogo e l’amicizia tra le fedi, come la violenza e la guerra, soprattutto la guerra lui ha detto: “Non è mai santa”, e non si può combattere e uccidere “in nome di Dio”. Ecco che l’immagine di Assisi è stata un’immagine che fa comprendere come Francesco si sia battuto per far sì che l’altro sia sempre un volto amico, sia sempre il volto di un uomo che è tuo fratello.

D. – La Regione Piemonte offre l’olio per la lampada di San Francesco: che significato ha quello di far ardere l’olio nella lampada?

R. – Ha il significato, direi molto profondo, della devozione degli italiani a San Francesco. L’ulivo è una pianta che abita quasi tutte le Regioni del nostro Paese, e l’olio indica medicamento delle ferite e rafforzamento dell’uomo. L’olio indica anche la laboriosità del popolo italiano, ma ancora l’olio serve per far accendere e ardere una luce: questo significa che noi facciamo nostre le parole di Francesco: “Altissimo e Glorioso Iddio, illumina il cuore mio”. Quella luce significa che egli ci vuole illuminare e desidera orientare il nostro cammino sulla strada della pace, della fraternità, dell’incontro. Vivremo questa festa di San Francesco pensando anche e soprattutto a coloro che soffrono, alla gente terremotata di Amatrice e degli altri luoghi segnati dal terribile terremoto; pensando anche a tante persone che stanno fuggendo dalla guerra, dalle povertà, per trovare un rifugio migliore, una casa migliore. 








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